Verso la COP27: la finanza si mobilita su clima e biodiversità
Importanti impegni sul clima sono arrivati dalla finanza privata durante la COP26. Anche gli Stati hanno cercato di alzare l'asticella degli sforzi, sebbene non sempre con successo. Con la corsa verso la COP27 in Egitto già iniziata, si profila l'altra grande battaglia: quella contro la perdita di biodiversità.
Alla COP26 di Glasgow la finanza è stata come nelle attese protagonista. Molti sono stati infatti gli impegni presi sul clima e più in generale sull'ambiente da network e coalizioni di grandi investitori internazionali. Se verranno mantenuti e auspicabilmente rafforzati, ad esempio in vista della COP27 in Egitto nel 2022, il ruolo della finanza come fattore chiave nella lotta alla crisi climatica non potrà che uscirne ulteriormente rafforzato.
Trilioni per l'economia "net zero"
In base ai numeri che sono stati messi in gioco, l'impegno di gran lunga più significativo assunto dal mondo finanziario alla COP26 è stato quello della Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ), presieduta da Mark Carney, inviato speciale delle Nazioni Unite per l'azione e la finanza per il clima ed ex-Governatore della Banca d'Inghilterra, e da Michael Bloomberg, inviato speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per l'ambizione e le soluzioni per il clima. GFANZ è una coalizione di oltre 450 istituzioni finanziarie internazionali (banche, assicurazioni, asset manager, asset owner, consulenti finanziari, fornitori di servizi finanziari), da 45 diversi Paesi del mondo, che insieme gestiscono asset per complessivi 130 trilioni di dollari, vale a dire circa il 40% degli asset gestiti a livello mondiale. Per fare un paragone, il Prodotto Interno Lordo (PIL) globale nel 2020 è stato di 85 trilioni di dollari.
Fonte: "Amount of finance committed to achieving 1.5°C now at scale needed to deliver the transition", 3 novembre 2021
Aderendo a GFANZ queste istituzioni si sono impegnate ad accelerare il processo di decarbonizzazione del modello di sviluppo per arrivare ad un'economia "net zero" (climaticamente neutra) entro il 2050. In particolare, durante la giornata della COP26 dedicata alla finanza, esse hanno annunciato l'impegno a mettere a disposizione nei prossimi tre decenni circa il 70% (100 trilioni di dollari) degli investimenti che si stima siano necessari per realizzare un modello economico net zero su scala globale entro la metà di questo secolo. La sfida è soprattutto quella del decennio in corso, che è stato definito "il decennio dell'azione" nel contrasto alla crisi climatica: si calcola che entro il 2030 siano necessari investimenti per 32 trilioni di dollari. In particolare, che nel periodo 2021-2025 sia necessario triplicare gli investimenti per la decarbonizzazione rispetto al quinquennio 2016-2020.
Fonte: Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ)
Gli impegni della finanza pubblica
Oltre a quelli della finanza privata, alla COP26 anche la finanza pubblica ha annunciato impegni senza precedenti. Una quarantina tra Paesi, compresa l'Italia, e organismi finanziari multilaterali internazionali (fra cui la Banca Europea per gli Investimenti), si sono impegnati entro la fine del 2022 a smettere di offrire strumenti finanziari di sostegno (sussidi, garanzie) a progetti internazionali per lo sfruttamento delle fonti fossili di energia.
Un altro impegno significativo è stato quello annunciato dal Network for Greening the Financial System (NGFS), che riunisce un centinaio tra banche centrali (fra cui la Banca d'Italia) e autorità di controllo di tutto il mondo. Nella dichiarazione pubblicata durante la COP26, i membri di NGFS si sono impegnati ad intensificare l'integrazione di rischi e fattori climatici nella loro azione monetaria e di supervisione.
Non è stato invece ancora raggiunto, come si sottolinea esplicitamente "con profondo rammarico" anche nel Glasgow Climate Pact (il documento finale che ha riassunto le decisioni principali del vertice), l'obiettivo dei 100 miliardi di dollari all'anno che i Paesi sviluppati già dalla COP15 del 2009 a Copenhagen si erano impegnati a mobilitare a favore dei Paesi in via di sviluppo per sostenerli nel contrasto alla crisi climatica. È legittimo attendersi che questo potrebbe diventare uno dei primi obiettivi della COP27.
La biodiversità
Insieme alla crisi climatica, a mettere in allarme l'umanità è la crisi legata alla perdita di biodiversità. Si calcola che il 75% degli ambienti terrestri sia già "gravemente alterato", con circa un milione di specie a rischio estinzione (la cosiddetta "sesta estinzione di massa" di cui si parla già da qualche anno).
Anche su questo fronte la finanza a livello internazionale ha iniziato a mobilitarsi con varie iniziative. Una delle principali è la Task Force on Nature-related Financial Disclosures-TNFD (AXA fa parte del Forum di TNFD ed è stata fra i suoi primi sostenitori), che ha l'obiettivo di definire un modello sulla trasparenza informativa e la gestione dei rischi finanziari legati alla natura, allo scopo di orientare i flussi finanziari verso attività che hanno un impatto positivo sul capitale naturale.
Anche sul contrasto alla perdita di biodiversità, in particolare per quanto riguarda la salvaguardia delle foreste, alla COP26 si è registrato un importante risultato. Con la Glasgow Leaders' Declaration on Forests and Land Use, infatti, oltre 140 Paesi attraverso i loro leader si sono impegnati entro il 2030 a porre fine alle pratiche di deforestazione (seconda causa del riscaldamento globale dopo l'utilizzo dei combustibili fossili) e a mettere a disposizione oltre 19 miliardi di dollari (in fondi pubblici e privati) per la protezione e il ripristino delle aree forestali. I Paesi che hanno sottoscritto la Dichiarazione ospitano oltre il 90% del patrimonio forestale globale.
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