
La volatilità del mercato persiste mentre la guerra commerciale si intensifica; inflazione statunitense inferiore alle attese
- 14 Aprile 2025 (5 min di lettura)
Fatti salienti
La scorsa settimana i mercati sono stati vittima di una maggiore volatilità poiché le tensioni commerciali internazionali si sono notevolmente intensificate. Dopo l’imposta iniziale del 10% su tutte le importazioni, decine di nazioni sono state colpite da dazi ancora più elevati. Tuttavia, mercoledì il presidente americano Donald Trump ha annunciato una pausa di 90 giorni su questi dazi “reciproci” per tutti i Paesi, tranne la Cina, per la quale li ha aumentati al 125%, anche se alcuni beni saranno tassati al 145% includendo una precedente misura del 20%. Venerdì Pechino ha a sua volta innalzato al 125% i dazi sulle importazioni dagli Stati Uniti. I mercati hanno messo a segno un rally dopo la decisione di Trump, recuperando parte del terreno perso. Nel corso della settimana, fino alla chiusura di giovedì, gli indici MSCI World e S&P 500 hanno ceduto rispettivamente il 3% e il 2%. Altrove, il listino MSCI AC Asia è diminuito del 5% e il MSCI Europe del 6%1 .
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Notizie dal mondo
L’inflazione annuale statunitense ha rallentato più del previsto, dal 2,8% di febbraio al 2,4% di marzo, un minimo da sei mesi. Il calo dei prezzi del petrolio ha contribuito a questa dinamica, con i costi dei carburanti in flessione del 6,3% nel mese. Nel frattempo, l’inflazione core, dalla quale sono escluse le componenti più volatili di generi alimentari ed energia, è passata dal 3,1% al 2,8%, un dato inferiore alle stime del mercato (3%). Guardando al verbale della riunione di marzo della Federal Reserve, i decisori politici hanno concordato quasi all’unanimità sul rischio di un’inflazione più sostenuta e un rallentamento della crescita per l’economia statunitense. Alla loro ultima riunione di politica, i funzionari hanno optato per mantenere invariati i tassi d’interesse data la crescente incertezza che circonda le prospettive economiche.
Il numero sotto i riflettori: 40%
Secondo un rapporto pubblicato dal think-tank Ember, lo scorso anno l’energia pulita ha rappresentato oltre il 40% dell’elettricità generata a livello globale, grazie a una crescita record delle fonti rinnovabili, in particolare l’energia solare. Tuttavia, anche le emissioni del settore energetico hanno raggiunto un massimo storico, poiché l’uso di combustibili fossili è leggermente aumentato per far fronte alla crescente domanda di aria condizionata dovuta alle ondate di caldo. Il rapporto ha evidenziato che, sebbene la produzione di energia solare sia raddoppiata negli ultimi tre anni, l’energia idroelettrica è rimasta la principale fonte di elettricità a basse emissioni di carbonio. Ember ha riferito che la crescita della produzione di energia pulita “ridurrà nei prossimi anni la dipendenza dai combustibili fossili”.
La parola della settimana:
Microfabbriche: piccoli stabilimenti altamente automatizzati, che spesso sfruttano la robotica, l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico per massimizzare l’efficienza produttiva, riducendo al minimo lo spazio necessario. Stando al Forum economico mondiale, le microfabbriche possono essere più sostenibili ed economicamente più vantaggiose. Possono inoltre rivelarsi utili per produrre volumi minori di prodotti più personalizzati, con costi di gestione inferiori e maggiore flessibilità rispetto agli stabilimenti più grandi, aiutando le società in questo settore a ottenere potenzialmente un vantaggio competitivo
Prossimamente
La banca centrale australiana pubblicherà martedì il verbale dell’ultima riunione di politica monetaria, mentre il Canada fornirà un aggiornamento sull’inflazione. Il Regno Unito e l’eurozona seguiranno con le proprie cifre dell’inflazione mercoledì, quando anche la Cina annuncerà i dati sulla crescita del PIL per il primo trimestre. Lo stesso giorno, la banca centrale canadese delibererà sui tassi d’interesse, mentre la Banca centrale europea si riunirà giovedì. A marzo l’istituto aveva tagliato il tasso di riferimento di 25 punti base al 2,50%. Il Giappone svelerà venerdì le sue statistiche sull’inflazione.
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