Dipendenza da social: che cos’è il “digital detox” e perché fa bene alla salute
Un’overdose di smartphone e tablet può generare ansia e depressione, spiega la scienza, ma anche senso di isolamento e di solitudine. Come uscirne? Basta staccare la spina per un po’: ecco qualche consiglio per riuscirci davvero (ma ci vuole anche una volontà di ferro)
Si chiama “digital detox” ed è un periodo di tempo nel quale una persona sceglie di limitare l’uso di device digitali come smartphone, tablet e Pc. Riducendo, in particolare, il tempo passato sui social media. Un processo di “disintossicazione” tutt’altro che raro in un mondo in cui i teenager ogni giorno passano sette ore e 22 minuti incollati agli smartphone, mentre i “tweens” (dagli 8 ai 12 anni) sfiorano le cinque ore, secondo un report dell’organizzazione no profit Common Sense Media.
Ma andiamo con ordine. Sono ormai innumerevoli gli studi e le ricerche scientifiche che confermano come un uso eccessivo dei social possa generare stati di ansia e depressione. Oppure un senso di isolamento, una “solitudine da social media”. C’è un solo modo per riprendere il controllo di noi stessi e della nostra vita: staccare la spina (dello smartphone), ricorrendo appunto al “digital detox”.
Funziona? Sembra proprio di sì. Un team di ricercatori dell’Università della Pennsylvania ha costretto un gruppo di 143 studenti a limitare l’utilizzo di Facebook, Instagram e Snapchat a dieci minuti al giorno per piattaforma. Il risultato? Dopo tre settimane i giovani a digiuno da social hanno mostrato «una significativa riduzione della solitudine e della depressione» rispetto ai loro coetanei senza restrizioni. Limitare l’utilizzo delle reti sociali a una mezz’oretta di tempo al giorno può portare a un miglioramento del nostro benessere, conclude il paper.
Meno stress e ansia
Un’altra recente pubblicazione scientifica di un gruppo di ricercatori dell’Università di Wuppertal fa il punto su tutti i principali studi degli ultimi anni e conferma come il “digital detox” contribuisca a ridurre lo stress percepito, la depressione e persino il livello di cortisolo, ormone steroide prodotto dalla ghiandola adrenale.
Chiunque potrebbe avere bisogno di staccare la spina dai social per un po’. Esistono alcuni segnali d’allarme che non vanno ignorati, sottolinea la terapista comportamentale Jane Pernotto Ehrman sul blog del centro medico Cleveland Clinic. Bisogna fare attenzione per esempio se il nostro “scroll” dei post sui social è diventato così automatico da essere quasi inconsapevole e ipnotico, oppure se restiamo incollati sui device digitali per troppo tempo, o ancora se ci si ritrova a fare continui paragoni tra la nostra vita personale e quella “scintillante” (ma ben poco reale) rappresentata dai follower.
Altri segnali inquietanti: l’ansia di tenere continuamente sotto controllo i device digitali (il famoso “FoMO”, Fear of Missing Out, la paura di essere tagliati fuori dallo streaming di post e like), oppure la sensazione di non poter godere di nessun momento o esperienza se prima non lo si inserisce in un post. Attenzione, infine, a quando arriviamo a non divertirci più sui social, iniziando a percepirli come un peso, come un lavoro. Instagram o Facebook sono nati per essere gradevoli, interattivi, adatti a farci conoscere persone nuove: se questi meccanismi si inceppano, forse vale la pena prendersi una pausa.
Fonte: sondaggio Moment
Tre modi per limitare la dipendenza da social
Ma come riuscire a limitare la nostra dipendenza da social? Esistono diversi metodi, tutti validi, che si possono anche combinare tra loro per ottenere un effetto migliore. Il primo modo per sconfiggere la tecnologia passa proprio dalla tecnologia stessa: dalle app e dagli alert da impostare sui device che permettono di sapere quanto tempo stiamo trascorrendo sui diversi social ogni giorno o settimana. La tecnologia in questo caso ci aiuta ad “autoanalizzare” la nostra dipendenza dal tech, identificando le piattaforme che utilizziamo di più e cercando di porre dei limiti di tempo.
Un altro buon metodo per darsi delle regole è programmare solo dei momenti specifici, durante la giornata, in cui dare un’occhiata ai social: per esempio alla sera, o quando ci fa più comodo, con l’obiettivo di limitarne l’uso. E in ogni caso vale la pena di costruire una “tabella di marcia” quotidiana in grado di arginare la dipendenza tech.
Una terza via alla disintossicazione è creare delle aree “No-Phone”, nelle quali non sia possibile lasciare i device. Perché per esempio non ricaricare gli smartphone al di fuori delle camere da letto, visto che diversi studi hanno confermato come le persone che li tengono sul comodino dormono peggio delle altre? I telefonini secondo gli esperti andrebbero vietati anche a tavola durante il pranzo, in modo da favorire la comunicazione all’interno della famiglia.
Sembra facile. Ma in realtà chi vuole concedersi un “digital detox” deve lottare contro i sofisficati meccanismi creati dai colossi dei social per tenerci incollati allo schermo. Adam Alter, docente di marketing alla New York University’s Stern School of Business e autore di un celebre saggio (“Irresistible: The Rise of Addictive Technology and the Business of Keeping Us Hooked”), spiega che per vincere la battaglia dobbiamo iniziare con il disattivare le notificazioni delle app, arrivando in casi estremi a spegnere del tutto il device.
Esistono insomma molti metodi per provare un sano “digital detox”, ma per farli funzionare c’è comunque bisogno di un fattore fondamentale: una volontà di ferro.
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