Tecnologia: dalle miniere agli smartphone, i rischi per i diritti umani
Quando si parla di tecnologia e diritti umani si pensa sempre ai diritti dei consumatori, per esempio ai diritti degli utilizzatori finali di prodotti e servizi. Di rado si sente parlare dei rischi per i diritti umani nella fase di approvvigionamento. Agli investitori spetta un ruolo fondamentale nel mitigare i rischi per i diritti umani sia a monte – per esempio nelle miniere – che a valle – nei prodotti finali della tecnologia.
Le società tecnologiche sono diventate un'importante fonte di rendimento per gli investitori, sebbene abbiano anche dato origine a una serie di delicate sfide di natura ambientale, sociale e di governance (ESG) in ambiti quali la riservatezza dei dati, l'intelligenza artificiale e l'inclusione digitale. Inevitabilmente, il potenziale impatto che queste società possono avere sui diritti umani è oggetto di crescente preoccupazione da parte degli investitori responsabili.
Comprendere i rischi per i diritti umani nel settore tecnologico è fondamentale se si vuol essere investitori responsabili. Ci sono rischi sia a monte, per esempio le questioni relative alla forza lavoro, e sia a valle, come quelli che insorgono quando i prodotti o i servizi lasciano l’impresa per il consumo.
Rischi per i diritti umani nella catena di approvvigionamento
Il settore tecnologico, e in particolare la produzione di smartphone, poggia su catene di approvvigionamento complesse che comportano il ricorso a numerose materie prime. Queste risorse, tra cui metalli e minerali, vengono estratte e lavorate in tutto il mondo, spesso con notevoli implicazioni per i diritti umani lungo tutta la catena di approvvigionamento.
L'industria mineraria è il punto di partenza. I nostri smartphone sono fatti con elementi reali che devono essere estratti dalla terra: dalla batteria al vetro di protezione dello schermo, fino all'unità di vibrazione. Negli smartphone è presente un'elevata percentuale di elementi chimici che prevede il ricorso alle terre rare, come evidenziato nella tabella periodica degli elementi qui sotto:
Fonte: Museo nazionale di Scozia, From minerals to your mobile (Dai minerali al tuo cellulare).
Tali componenti sono presenti in proporzioni minime nei nostri dispositivi, ma la produzione di smartphone ne richiede una grande quantità, motivo per cui il settore minerario continuerà a crescere a livello mondiale.
Rischi legati all’estrazione mineraria
L'estrazione mineraria su larga scala (LSM) e quella artigianale o su piccola scala (ASM) sono due elementi chiave del settore estrattivo. Entrambe presentano rischi e opportunità per l'ambiente e le persone. Secondo diverse stime, l'attività ASM fornisce una quota significativa di minerali, compresa tra il 15% e il 20%,e richiede molta manodopera. Si stima che 150 milioni di persone dipendano da essa per il proprio sostentamento, mentre sono circa 44 milioni in tutto il mondo quelle impiegate direttamente in questa industria.
Tra i rischi presenti in quest’attività vi sono le condizioni di lavoro (rischio di decesso o di incidenti), il lavoro forzato e minorile, gli scarsi guadagni, nonché i potenziali legami con gruppi e conflitti armati in alcune zone. Infatti, l’attività di ASM riguarda anche l'estrazione di stagno, tungsteno, tantalio e oro, noti come "3TG" o "minerali dei conflitti". A causa di questo loro legame con i conflitti armati, l'Unione Europea e gli Stati Uniti hanno adottato normative volte a ridurre il rischio di finanziamento, imponendo alle imprese che importano tali minerali di farlo solo da fonti non coinvolte in alcun conflitto.
La vergogna della gola di Juukan
Dalle attività di LSM dipende gran parte della produzione mondiale. L’estrazione mineraria su larga scala è ad alta intensità di capitale e richiede manodopera altamente qualificata. Su quest'attività gravano notevoli rischi, tra cui i conflitti con le comunità locali e le popolazioni indigene. La distruzione da parte di Rio Tinto di un sito roccioso nella gola di Juukan nel 2020, per esempio, ha suscitato indignazione a livello mondiale. Il sito includeva una caverna che – unico caso in Australia – conservava tracce del fatto che per oltre 46mila anni era stata abitata da esseri umani. Un’esplosione effettuata dalla società – che aveva ottenuto autorizzazioni ministeriali – l’ha distrutta.
La cooperazione tra multinazionali e comunità locali è possibile e necessaria per un'industria mineraria più equa e pulita. Le multinazionali possono migliorare le pratiche a favore delle popolazioni che lavorano nell'ASM e gli investitori, da parte loro, possono contribuire a determinare il tipo di collaborazione futura tra i diversi soggetti, coinvolgendo le grandi società minerarie.
La corsa al cobalto
L’industria del cobalto e la Repubblica Democratica del Congo (RDC) rappresentano un tema chiave per gli investitori, considerando l’utilizzo del minerale nelle batterie dei nostri dispositivi. Si stima che l'estrazione artigianale nella RDC rappresenti forse il 25% della produzione di cobalto mondiale. La Fair Cobalt Alliance e l'ASM Cobalt sono iniziative intese a creare quadri normativi che consentano di strutturare meglio l'attività di ASM e, allo stesso tempo, ridurre i rischi di lavoro minorile e forzato.
Ma la strada da percorrere è ancora lunga. "Nel 2022, la Repubblica Democratica del Congo ha compiuto progressi minimi nel tentativo di porre fine alle peggiori forme di lavoro minorile – riporta il ministero del Lavoro degli Stati Uniti. A ottobre, la Commissione interministeriale per la lotta al lavoro minorile nelle miniere e nei siti minerari artigianali ha avviato il Sistema di monitoraggio del lavoro minorile. Inoltre, il Ministero del Lavoro ha intrapreso le assunzioni di 2.000 persone addette a ispezioni e controlli sul lavoro, alcune delle quali saranno appositamente formate per svolgere ispezioni presso i siti minerari."
I produttori di hardware tecnologico stanno adottando misure per ridurre questi rischi. Le società del settore si adoperano e attuano politiche, specialmente per quanto riguarda il riciclo dei minerali, finalizzate a ridurre il rischio di schiavitù moderna, ma sono ancora oggetto di gravi controversie.
Il settore minerario rappresenta uno dei principali fattori di rischio per i diritti umani. Tuttavia, questi sono a rischio lungo tutto la catena del valore, dalle materie prime e dalle condizioni di lavoro passando per l’hardware, i media, e i servizi interattivi, fino al modo in cui i consumatori utilizzano i prodotti:
Rischi per i diritti umani nella fornitura di prodotti
Ci sono poi i rischi a valle, che includono i modi in cui i prodotti e i servizi offerti dalle società tecnologiche possono potenzialmente nuocere ai diritti umani, tra cui la privacy e la protezione dei dati, la libertà di espressione, le opinioni politiche, le discriminazioni, l'incitamento all'odio online e gli abusi ai danni di popolazioni vulnerabili.
Tutti questi potenziali problemi possono minare la fiducia degli utenti finali e della società globale nei prodotti e nei servizi forniti dalle società tecnologiche, fiducia che a nostro avviso è fondamentale per mantenere una creazione di valore sostenibile nel settore tecnologico. Ciò si traduce in rischi operativi, reputazionali, finanziari e legali per le società tecnologiche e i loro investitori, con possibili ripercussioni negative sulla fiducia, ma anche sulla licenza sociale e legale delle società a operare.
Il documento Tech Giants and human rights – Investor expectations (Colossi tecnologici e diritti umani – Le aspettative degli investitori), di cui anche AXA IM è firmataria dal 2020, invita le grandi società tecnologiche a prendere in considerazione i diritti umani in seno ai Consigli di amministrazione, nelle strategie e nelle politiche aziendali, così come nella gestione dei rischi. Inoltre, spinge le società tecnologiche a fornire dati e resoconti in materia di diritti umani, nonché a dialogare su questi temi con gli stakeholder, le autorità e gli enti normativi.
Iniziative alle assemblee degli azionisti
Le preoccupazioni degli investitori in merito ai rischi per i diritti umani a valle per le società tecnologiche sono state illustrate anche dal crescente numero di iniziative di coinvolgimento collettivo e di proposte degli azionisti relative al digitale e/o ai diritti umani che sono state presentate alle assemblee generali annuali delle società tecnologiche negli ultimi anni.
Tra gli esempi positivi di pratiche adottate dalle società tecnologiche in relazione ai rischi per i diritti umani a valle figurano:
- solide strutture di governance con la supervisione del Consiglio di amministrazione in merito ai rischi per i diritti umani a valle, nonché comitati interfunzionali di alto livello e singoli team addetti ai diritti umani
- imprese che conducono analisi di rilevanza dei diritti umani a livello aziendale riguardo all'utilizzo finale e che avviano valutazioni d'impatto sui diritti umani per alcuni prodotti e servizi
- la gestione dei rischi per i diritti umani a valle nel processo di progettazione, sviluppo e vendita dei prodotti
Detto questo, le politiche e le pratiche delle società tecnologiche in merito ai rischi per i diritti umani a valle risultano talvolta tutt'altro che ottimali. Per esempio, una società può essere molto trasparente sull'impatto delle politiche governative sulla libertà di espressione e sulla privacy, ma allo stesso tempo può non fornire alcuna informazione sulle modalità di gestione dei rischi per i diritti umani relativi alla pubblicità mirata o ai propri sistemi algoritmici.
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