Sostenibilità: come cambiano i consumi dei senior nell’epoca del climate change


A sorpresa i nonni si ritrovano in prima linea (assieme ai nipoti) nei comportamenti ecosostenibili. Spingendo la “Silver Economy”, con il suo enorme peso, a fare davvero la differenza nella lotta al cambiamento climatico.

Tra i paladini più accesi dell’ambiente non ci sono solo i giovani. Accanto ai coetanei di Greta Thunberg, in prima linea nella lotta al climate change combattono milioni di “pantere grigie” che potrebbero tranquillamente essere i nonni della ragazza svedese simbolo dell’attivismo green. Anzi, secondo alcune fonti, gli ecoguerrieri più indomiti sarebbero proprio quelli della silver generation. Una ricerca condotta in Gran Bretagna dal King’s College di Londra e da New Scientist, per esempio, rivela che proprio i “Baby Boomers” (i nati dal 1946 al 1964) sono al primo posto nel voler cambiare il proprio stile di vita per combattere il cambiamento climatico e preservare la biodiversità. Precedono persino i loro nipoti della Generazione Z, i giovani dalla classe 1997 in poi come Greta Thunberg.

Quella per l’ambiente è infatti un’attenzione trasversale, senza età: come spiega Robert Duffy, direttore del Policy Institute del King’s College di Londra, i temi ecologici stanno creando una forte connessione tra generazioni molto distanti tra loro, con gli anziani preoccupati per il mondo che lasceranno ai nipoti.

 

Una silver generation di eco-guerrieri

Anche la rivista Nature conferma la sensibilità dei “silver” per la sostenibilità: un maxisondaggio condotto su 88mila persone ha mostrato una spiccata coscienza ecologica proprio tra le persone anziane, più propense a vivere immerse nella natura (non dimentichiamoci che sono state giovani negli anni Sessanta-Settanta, quelli degli hippies) e a modificare i loro stili di vita per preservare l’ambiente. Il che è curioso, nota Nature, perché - considerata l’età avanzata - le generazioni “silver” sarebbero le meno colpite in prima persona dai cambiamenti climatici dei prossimi decenni.

Lo stesso Pew Research Center, noto think tank di Washington, ha condotto un sondaggio in 23 Paesi scoprendo che solo in quattro di essi (Stati Uniti, Francia, Australia e Filippine) i giovani sono i più preoccupati per l’ambiente: negli altri 19 Stati la coscienza green si “spalma” senza differenze su tutte le generazioni, dai teenagers ai pensionati.

 

Fonte: sondaggio The Policy Institute-King’s College London

 

La potenza della silver economy

Perché la sensibilità ecologica della Terza età è così importante? Semplice: perché gli anziani - oltre che essere sempre più numerosi soprattutto nei Paesi ricchi - sono consumatori dalle grandi disponibilità economiche. Secondo una ricerca di Confindustria, in termini monetari il valore generato dalla cosiddetta Silver Economy tocca i 7.600 miliardi di dollari l’anno nei soli Stati Uniti e arriva a 15.600 miliardi di dollari a livello globale, ovvero al valore del Pil di una ipotetica terza superpotenza mondiale che tallona da vicino Stati Uniti e Cina. In Italia, poi, la domanda generata direttamente dagli over 65 è di circa 200 miliardi di euro, quasi un quinto dell’intero ammontare dei consumi delle famiglie residenti, ed è destinata a crescere a quota 25% entro il 2030 e al 30% entro il 2050.

Se una Silver Economy di queste dimensioni riuscisse a virare con decisione verso stili di vita e di consumo sostenibili, potrebbe davvero fare la differenza nella lotta al climate change. Il peso economico degli anziani, infatti, è molto più rilevante di quello dei giovani. Ci sono già segnali tangibili: sempre in Gran Bretagna una ricerca commissionata da Company Shop Group, società che distribuisce eccedenze alimentari per non buttarle, mostra una maggior sensibilità degli over 55 al tema del “non gettare gli avanzi” rispetto a giovani ben più schizzinosi.

Anche oltreoceano il 70% degli americani ammette di essere diventato attento ai consumi sostenibili con il passare degli anni, rivela un sondaggio compiuto da OnePool su un campione di duemila cittadini statunitensi. Mentre in Italia uno studio condotto in Lombardia dall’Università Statale di Milano e dall’Ente Nazionale Energie Alternative, pubblicato su Science Direct, suggerisce che la fascia di popolazione più anziana (over 78 anni) è attenta a minimizzare gli sprechi di acqua e di elettricità, ma probabilmente più per motivazioni di carattere economico che ambientale.

La strada verso l’adozione generalizzata di stili di vita sostenibili è ancora lunga, insomma, e per arrivare al traguardo è indispensabile che tutte le generazioni continuino a dialogare e a informarsi. Mantenendo scelte e comportamenti “green” al centro della loro vita quotidiana.

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