L’inflazione statunitense rallenta; il Giappone scivola in recessione
Fatti salienti
A gennaio l’inflazione annuale statunitense è scesa al 3,1% dal 3,4% di dicembre, un valore superiore al 2,9% anticipato dagli analisti, ma comunque il tasso più contenuto dal giugno dello scorso anno. I maggiori prezzi di alloggi e generi alimentari hanno compensato il calo della benzina, mentre l’inflazione core, dalla quale sono escluse le componenti più volatili di energia e alimenti, è rimasta invariata al 3,9%. I dati hanno rafforzato le aspettative del mercato secondo cui la Federal Reserve (Fed) manterrà lo status quo a marzo e inizierà l’allentamento più tardi del previsto. Altrove, l’inflazione britannica ha chiuso gennaio stabile al 4% in confronto a dicembre, inferiore alle stime consensuali di un aumento al 4,2%, sostenendo le attese di tagli dei tassi da parte della Banca d’Inghilterra nei prossimi mesi.
Notizie dal mondo
Negli ultimi tre mesi del 2023 il Giappone è scivolato inaspettatamente in recessione, con una contrazione del PIL pari allo 0,4% su base annua, al di sotto della crescita dell’1,4% prevista dal mercato. Questo risultato fa seguito al -3,3% osservato nel terzo trimestre (T3); due trimestri consecutivi di contrazione denotano una recessione. L’inflazione elevata ha frenato i consumi privati e anche gli investimenti sono diminuiti. L’economia del Regno Unito è parimenti entrata in recessione alla fine del 2023. Il PIL si è ridotto dello 0,3% nel T4 rispetto al precedente trimestre, quando era sceso dello 0,1%, con un rallentamento di servizi, produzione ed edilizia. Gli economisti anticipavano per il T4 una flessione dello 0,1%.
Il numero sotto i riflettori: 2,6%
A dicembre la produzione industriale dell’eurozona ha superato nettamente le aspettative del mercato, con un’ascesa del 2,6% su base mensile dopo quella dello 0,4% registrata a novembre, smentendo le previsioni di un declino dello 0,2%. Su base annua, la produzione è cresciuta dell’1,2% a dicembre dopo la contrazione del 5,4% a novembre. L’incremento è riconducibile in parte a un balzo del 23,5% della produzione irlandese, dove negli ultimi tempi i dati industriali mensili si erano rivelati nel complesso volatili a causa delle fluttuazioni di produzione per conto terzi e outsourcing. Nel frattempo, in una seconda stima la crescita del PIL dell’eurozona per il T4 è stata confermata allo 0%; pertanto, negli ultimi tre mesi del 2023 la regione ha evitato per poco una recessione.
La parola della settimana: Obbligazioni legate alla transizione climatica
A differenza dei green bond, i cui proventi sono utilizzati per progetti rispettosi dell’ambiente, le obbligazioni legate alla transizione sono concepite per raccogliere finanziamenti che favoriscano il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio, attraverso ad esempio progetti volti a ridurre le emissioni. Già utilizzate da alcune società, la scorsa settimana il Giappone è stato il primo Paese a emettere obbligazioni sovrane legate alla transizione climatica, offrendo titoli decennali per ¥ 800 miliardi ($ 5,3 miliardi) nell’ambito del suo piano per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. I proventi saranno impiegati per molteplici iniziative, tra cui sovvenzioni per i trasporti a basse emissioni di carbonio, le energie rinnovabili e le attività di ricerca e sviluppo.
Prossimamente
Il Canada svelerà martedì l’inflazione di gennaio, mentre la Fed pubblicherà mercoledì il verbale della sua ultima riunione di politica monetaria. Giovedì l’eurozona annuncerà le statistiche finali sull’inflazione di gennaio; lo stesso giorno giungeranno anche i Flash PMI di febbraio per il blocco europeo, il Giappone, il Regno Unito e gli Stati Uniti. La Germania comunicherà venerdì la crescita definitiva del PIL per il T4 e l’indice Ifo Business Climate di febbraio, un indicatore della salute economica del Paese tenuto sotto stretto monitoraggio.
Ulteriori approfondimenti e considerazioni sono disponibili sul sito di AXA IM Investment Institute
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