Azionario frena su timori per tassi e rallentamento crescita globale
La corsa dei mercati azionari ha subito una frenata ad agosto, dopo un primo semestre in crescita. A pesare sul sentiment sono i timori di un rallentamento della crescita globale, in particolare per la situazione economica in Cina, e l’aumento delle preoccupazioni che le aspettative dei mercati sulla fine del ciclo di rialzi possano essere deluse a causa delle pressioni inflazionistiche.
Dopo aver corso per tutto un semestre, ad agosto il mercato azionario è girato in negativo, in un contesto di forti timori per l'aumento dei tassi di interesse e d’intensificazione dei rischi macroeconomici in Cina. Il rally, che rifletteva la speranza degli investitori sul fatto che la politica d’inasprimento monetario stesse giungendo al termine senza aver portato una grave recessione economica, è stato frenato dal peggior rendimento mensile da inizio anno.
In Europa, tuttavia, la probabilità di un ulteriore aumento dei tassi a settembre è stata rivista al ribasso a causa della debolezza del PMI (il purchasing managers index, indicatore economico costituito da sondaggi mensili raccolti tra le aziende private del settore manifatturiero) in tutti i paesi dell'area euro. Sui mercati azionari, l’annuncio inatteso da parte del governo italiano di una tassa eccezionale sui presunti "sovraprofitti" delle banche ha ravvivato il timore di una possibile estensione di questo tipo di misure da parte di Stati costretti a riequilibrare il loro bilancio dopo gli anni di spesa per il Covid-19.
Tutti i settori in ribasso, tranne l’energia
L’indice DJ Eurostoxx dividendi reinvestiti ha perso il 3,10%. Il ribasso ha interessato quasi tutti i settori, con la notevole eccezione dell'energia trainata dal calo della produzione dell'OPEC (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) e dal rialzo di oltre il 20% del prezzo del gas. Al contrario, i settori dei consumi ciclici, della tecnologia e della finanza sono stati i più venduti, penalizzati rispettivamente dai timori di rallentamento della crescita in Cina, di rialzo dei tassi (che pesano sui titoli a duration lunga) e infine dalle minacce di tassazione eccezionale sul settore bancario.
Situazione simile a Piazza Affari, dove ad agosto l’indice Ftse Italia All Share NT ha lasciato sul terreno il 2,57% e dove il calo ha interessato tutti i settori, con l’eccezione di quello energetico. Il comparto delle telecomunicazioni ha beneficiato anche del possibile accordo raggiunto sulla cessione delle reti di Telecom Italia al fondo statunitense KKR e a Cassa Depositi e Prestiti (CDP).
Penalizzati da calo small cap e sottoesposizione a titoli di maggior peso a Piazza Affari
Anche questo mese, il nostro fondo AXA WF Italy Equity ha continuato a soffrire per la mancata esposizione a Eni e Unicredit (che non ci piacciono per motivi strategici), lasciando sul terreno il 4,88% per la Classe d’Azioni A EUR1 . All'interno di un comparto bancario tutto in negativo, con perdite dal 15% al 2%, Unicredit ha registrato il calo minore, mentre BPER e Fineco (titoli che abbiamo in portafoglio) sono state le banche più penalizzate. Anche i titoli a piccola e media capitalizzazione – sui quali invece siamo esposti per il nostro statuto di PIR – hanno sottoperformato, pesando sul risultato finale.
Le principali ragioni della deludente performance di agosto sono quindi da un lato la sottoesposizione del fondo ad alcuni tra i maggiori titoli di Piazza Affari e, dall’altro, la sovraesposizione alle small e mid cap. Questo segmento sta sottoperformando da circa un anno, penalizzato dall’ondata di riscatti e dal rialzo del premio di rischio sui titoli meno liquidi. Restiamo tuttavia fiduciosi sul nostro processo d’investimento perché convinti che alcuni di questi fattori che ci hanno fortemente penalizzato potrebbero essere vicini alla fine (Unicredit ha sovraperformato e le small cap hanno sottoperformato a lungo) e la situazione potrebbe ribaltarsi.
Tassi d’inflazione e ritmo di rallentamento della crescita sotto i riflettori
Nelle prossime settimane ci aspettiamo ancora volatilità dovuta al fatto che la probabilità che la direzione dei mercati azionari sia fortemente correlata ai dati macroeconomici resta elevata. Gli indicatori chiave da seguire sono i tassi di inflazione e il ritmo di rallentamento economico globale.
Se dovesse confermarsi un trend di rialzo dei prezzi dell’energia, questo potrebbe compromettere la view del consenso sul ciclo dei rialzi dei tassi d’interesse, che potrebbero non essere alle spalle come sperano i mercati.
Riteniamo sempre che la visibilità rimanga debole in questa fase, ed è prematuro anticipare un aumento dei multipli di valorizzazione. In questo contesto, restiamo fedeli alla nostra strategia di diversificazione e continuiamo a privilegiare le società che presentano più probabilità di vedere una crescita del fatturato e degli utili, dotate di buona visibilità sulle loro prospettive di crescita grazie all’esposizione a una tematica pluriennale e a una struttura finanziaria solida.
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