COP29 al via mentre la Spagna fa i conti con l’ultimo disastro climatico
Per il cambiamento climatico e la transizione al net-zero (zero emissioni nette), sono in gioco due dinamiche contrastanti. I dati scientifici sono piuttosto sconfortanti: siamo sempre più vicini al punto in cui sembra che il mondo abbia superato l’obiettivo di riscaldamento globale di 1,5 gradi centigradi (˚C) e ci sono sempre più prove di eventi meteorologici estremi.
D’altra parte, l’abbondanza di idee in costante evoluzione sta contribuendo a spianare la strada verso lo zero netto: è il caso della crescita esponenziale di soluzioni come l’energia rinnovabile e i veicoli elettrici, ma anche di ambiti come il calore industriale e le proteine alternative. È una gara che vede fronteggiarsi, da un lato, l’ingegno dell’umanità e del mercato e, dall’altro, il danno già procurato.
Orientati verso la risoluzione dei problemi
La conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – COP29 – che si apre a novembre a Baku, in Azerbaigian, rappresenta una tappa importante, anche se è improbabile che abbia l’impatto della COP26 di Glasgow o della COP28 di Dubai. Siamo sempre più orientati alla risoluzione dei problemi: la recente New York Climate Week è stata meno incentrata sugli obiettivi e più sui piani, con persone che si sono rimboccate le maniche e hanno parlato di come raggiungere tali obiettivi.
La COP29 segnerà l’inizio della pubblicazione della prossima tornata di contributi determinati a livello nazionale – impegni per il 2035 che definiscono il contributo dei singoli paesi all’obiettivo di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.
A Baku sarà negoziato anche un nuovo regime di finanziamento, il “Nuovo obiettivo collettivo quantificato”.
Anche se questo si baserà sull’accordo del 2009 (che prevede che i paesi sviluppati mobilitino collettivamente 100 miliardi di dollari di finanziamenti pubblici all’anno per i paesi in via di sviluppo al fine di affrontare il cambiamento climatico), ci auguriamo si prenda anche atto di come la mobilitazione di capitali nazionali e di finanziamenti privati siano equamente importanti, a conferma di quanto rilevato nel rapporto commissionato per la COP27 nel 2022, secondo cui sarebbero necessari 2.400 miliardi di dollari di investimenti annui entro il 2030 nelle economie emergenti e in via di sviluppo.
L’attenzione nei confronti della quota di 100 miliardi di dollari ci ha condizionati: è necessario mobilitare i finanziamenti privati e i capitali nazionali, oltre al settore pubblico. Penso che ci sarà una maggiore attenzione anche rispetto all’economia reale, con opportunità di risoluzione dei problemi, in cui saranno coinvolti anche i ministri dell’industria e delle finanze.
Dagli obiettivi ai piani
Negli Stati Uniti, la California è un buon esempio di decision maker passati dagli obiettivi alla pianificazione: quinta economia al mondo per dimensioni, ha obiettivi e politiche stringenti per lo zero netto, che coinvolgono anche il settore automobilistico.
Nel frattempo, in Danimarca, le imprese e l’industria stanno collaborando con il governo per rivedere i loro piani. Nel Regno Unito sono stati registrati finanziamenti record per le energie rinnovabili e buoni piani su energia e trasporti, con particolare attenzione all’industria, agli edifici residenziali, ai terreni e ai prodotti alimentari – settori in cui c’è meno chiarezza politica e maggiore bisogno di innovazione. Il nuovo governo si è subito attivato, in seguito al parere del Comitato per il cambiamento climatico, per il ripristino di alcune delle politiche invertite dal precedente governo e l’incremento del capitale a disposizione del National Wealth Fund (ex UK Infrastructure Bank) per investire nella transizione.
Alcuni paesi dei mercati emergenti stanno pensando alla competitività industriale come parte della transizione. I decision maker politici devono intervenire su questo fronte: se non la si imposta come transizione industriale, ci si orienta verso soluzioni di importazione da altri paesi e si perdono quote di mercato. La Cina ha adottato questo approccio circa 15 anni fa, ad esempio nel settore dei veicoli elettrici, e il resto del mondo sta cercando di recuperare terreno, anche se è improbabile ci riesca. Evidentemente è già stato dimenticato quanto ci era stato insegnato dalla crisi petrolifera del 1970, durante la quale i produttori di automobili statunitensi hanno reagito troppo tardi al bisogno di auto più efficienti e hanno perso quote di mercato.
L’opportunità della transizione
Nel complesso, stiamo compiendo progressi nella transizione verso lo zero netto. Non bisogna dare credito ai giornali che parlano di rallentamento dei progressi e di diminuzione degli impegni: i fatti dimostrano che le cose stanno invece accelerando. Ad esempio, l’Agenzia internazionale per l’energia (AIE) ha recentemente dichiarato che la capacità di energia rinnovabile globale dovrebbe aumentare di 2,7 volte entro il 2030. Ciò non corrisponde all’obiettivo della COP28 di triplicare la capacità mondiale in quell’arco di tempo, ma ritengo che la stima dell’AIE potrebbe essere prudente e che l’obiettivo sia invece alla nostra portata.
Se si considera la crescita esponenziale della tecnologia, non sempre il passato è una buona guida per il futuro, soprattutto in un periodo di profondi cambiamenti. Il fatto che ci siano voluti 20 anni per raggiungere il 20% della quota di mercato dei veicoli elettrici non significa ad esempio che serviranno altri 20 anni per raggiungere il 40%. Infatti, stando a una proiezione esponenziale intelligente, il motore a combustione sarà di fatto una tecnologia da museo entro il 2035!
Gran parte della decarbonizzazione dell’industria pesante, ad esempio, deriverà da innovatori – fornitori di nuovi prodotti e soluzioni che supereranno gli operatori storici. Cinque anni fa c'era ad esempio un ampio consenso sul fatto che l’idrogeno verde sarebbe stato la soluzione per decarbonizzare i processi di riscaldamento ad alta temperatura nell’industria, mentre ora sembra che a prevalere saranno le soluzioni termoelettriche. In alcune delle aree di crescita assisteremo con tutta probabilità a una riallocazione globale del capitale che metterà in evidenza le crescenti opportunità a quanti comprendono la matematica esponenziale e cercano i risolutori dei problemi che stanno orientando la transizione.
Nigel Topping è membro dell’External Advisory Committee di AXA IM Investment Institute.
Le opinioni espresse nel presente articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni di AXA Investment Managers.
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