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Alcune cose da sapere sui tassi d'interesse


Una mini-guida per capire cosa sono i tassi d’interesse, perché vengono modificati dalle banche centrali e quali sono le conseguenze sui nostri risparmi

1. Che cosa sono i tassi d’interesse?

Quando si prestano soldi a qualcuno, c’è sempre la possibilità che il debitore non restituisca il denaro. Per controbilanciare questo rischio, è prevista una ricompensa per il creditore: il tasso di interesse, ovvero l’ammontare di denaro che si guadagna prestando soldi.

I tassi d’interesse indicano quanto costa prendere o dare denaro in prestito, come percentuale della cifra complessiva. Un tasso d’interesse dell’1% su 100 euro significa che il debitore dovrà restituire al creditore 101 euro.

2. I tassi d’interesse delle banche centrali sono gli stessi in tutto il mondo?

No: ogni banca centrale sceglie in modo autonomo di intervenire sui tassi d’interesse, a seconda dell’andamento dell’economia e dell’inflazione. Qui la situazione aggiornata sui tassi di riferimento praticati dalle principali banche centrali del mondo.

Un importante studio pubblicato dalla Banca d’Inghilterra ha rivelato le dinamiche dei tassi d’interesse dal 1311 a oggi. Secondo l’analisi, i tassi reali (ovvero i tassi nominali meno l’inflazione), che erano a doppia cifra nel Medioevo, hanno seguito un lento trend plurisecolare di discesa. Ma solo nel Novecento e soprattutto nel Terzo Millennio in cui viviamo è diventato normale avere tassi reali negativi.

Fonti:  Sidney Homer, Richard Sylla, A History of Interest Rates, Federal Reserve, Bank of England

Charted: The History of Interest Rates Over 670 Years (visualcapitalist.com)

3. Qual è il principale tasso di interesse della Banca centrale europea?

Ce ne sono tre: il tasso di rifinanziamento principale, quello a cui generalmente si fa riferimento, il tasso di rifinanziamento marginale (overnight) e il tasso sui depositi overnight presso la banca centrale. I tre tassi concorrono a fissare le condizioni dei prestiti della banca centrale alle banche private dell’eurozona, influenzando il livello generale dei tassi d’interesse, del cambio dell’euro rispetto alle altre valute e soprattutto il costo del denaro (che, passando attraverso le banche, viene trasmesso al credito erogato a famiglie e imprese).

4. Chi decide se modificare i tassi d’interesse nell’area euro?

Il Consiglio Direttivo della Banca centrale europea, composto dai Governatori delle banche centrali nazionali dei 19 Paesi dell’eurozona e dai sei membri del Comitato esecutivo della Bce.

5. Perché le Banche centrali decidono di modificare i tassi di interesse?

Le banche centrali hanno un ruolo da regolatore: se l’economia rallenta, i tassi bassi stimolano investimenti, consumi e una maggiore circolazione della liquidità; se invece l’economia accelera, i tassi vengono alzati per impedire una fiammata dell’inflazione. Un po’ come un guidatore che, a seconda della velocità dell’auto e delle condizioni della strada, sceglie se spingere il pedale dell’acceleratore o quello del freno.

6. A cosa servono tassi d’interesse bassi?

Più basso è il tasso d’interesse, maggiore sarà la propensione al consumo dei cittadini, per esempio per acquistare un’auto nuova o una casa. Tenere il denaro investito in banca o in titoli di Stato non è conveniente, infatti, perché questi “prestiti” a istituti di credito o Governi rendono poco (proprio per i tassi d’interesse bassi). Conviene insomma essere debitori e non creditori: prendere denaro in prestito per spenderlo, piuttosto che accumularlo. L’incremento dei consumi dei cittadini, ma anche la facilità per le imprese di ottenere finanziamenti, fanno aumentare la produttività e quindi la crescita. I tassi d’interesse bassi servono insomma a stimolare economia e consumi.

7. A cosa servono invece tassi d’interesse alti?

Al contrario, tassi d’interesse alti o in crescita tendono ad avvantaggiare i creditori rispetto ai debitori e a rallentare i consumi. Ma allora perché vengono alzati? Il motivo principale è cercare di frenare l’inflazione, vera e propria “tassa occulta” che alimenta le fiammate dei prezzi riducendo il potere d’acquisto dei cittadini. Se la benzina costa di più ma il mio stipendio resta inalterato, infatti, di fatto perdo potere d’acquisto.

Alzare i tassi serve quindi a frenare un’economia che si sta surriscaldando e che rischia di provocare un’inflazione troppo alta, squilibri nella distribuzione della ricchezza (il carovita in genere penalizza i meno abbienti, in particolare se legato ai generi alimentari o al petrolio) ma anche di generare pericolose bolle finanziarie o immobiliari.

Un rialzo dei tassi di interesse comporta un rallentamento di consumi e investimenti: quindi pesa sugli utili societari e di conseguenza sull’andamento dei mercati azionari.

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