L’illusione monetaria: parliamone!


L’illusione monetaria non è un fenomeno nuovo. Il termine venne coniato da Irving Fisher negli anni ‘20 e fu reso molto popolare dalla superstar degli economisti, John Maynard Keynes. Di cosa si tratta? Invece di pensare alle nostre finanze in termini reali, noi spesso ragioniamo in termini nominali. Facendo così eliminiamo il passare del tempo e l’effetto dell’inflazione sul potere di acquisto del denaro. In sostanza è un “bias cognitivo” – come direbbe Daniel Kahnemann, premio Nobel del 2002 – un errore di percezione, una singolarità che non può esistere nell’universo razionale dominato dall’homo economicus.

Vorrei fare un esempio pratico, di attualità. Le passività del sistema bancario italiano classificate come “depositi” ammontano a circa 1260 miliardi di Euro. Nonostante il tasso di rifinanziamento della BCE sia a 0% da più di cinque anni, le famiglie italiane hanno comunque depositato 265 miliardi di Euro sui conti correnti durante questo periodo. Nel contempo, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo è aumentato dell’8.5%, bruciando così 23 miliardi di Euro di potere d’acquisto. Mi si potrebbe obiettare che si tratta di una scelta consapevole dei risparmiatori, un premio di liquidità che le famiglie sono disposte a pagare.  

Facciamo allora un esperimento di economia comportamentale, per comprendere a fondo l’illusione monetaria. Poniamo che cinque anni orsono le banche italiane avessero imposto un tasso di interesse negativo dell’1.65% annuo, cioè un costo complessivo corrispondente all’inflazione registrata in questo periodo (i.e. 8.5%). La domanda è la seguente: Le famiglie italiane sarebbero state indifferenti ai seguenti scenari a) inflazione all’8.5% e costo depositi a 0%, oppure b) inflazione a 0% e costo depositi a 8.5%? Ecco, io non ne sono sicuro. Non sono sicuro che avrebbero tollerato la vista di 100 Euro sul conto corrente scendere a 98.3 Euro dopo un anno. Altresì sono convinto che non si sarebbero impensierite vedendo i cento Euro rimanere tali dopo un anno, anche se con questi cento Euro avrebbero potuto acquistare beni e servizi per 98.3 Euro, invece che cento.

Stiamo comunque parlando di un periodo di inflazione contenuta. Potrebbe non essere sempre così. Ecco quindi che il premio di liquidità potrebbe diventare troppo oneroso, potrebbero erodere eccessivamente il potere di acquisto dei nostri risparmi. Le alternative ci sono e vanno cercate sui mercati finanziari (l’immobiliare non è paragonabile a causa della sua modesta liquidità). Ma cambiare la propensione al rischio di intere popolazioni non è cosa facile. Lo sa bene Mario Draghi, il quale ci provò durante la sua esperienza alla Banca Centrale Europea. Un esperimento chiamato “portfolio rebalancing”, che purtroppo non sortì l’effetto sperato, come si evince dai dati sui depositi bancari nell’Eurosistema. Rimane il paradosso dell’illusione monetaria, almeno fintanto che l’inflazione e i nostri risparmi non ci scappino di mano.


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