Azionario: il rischio politico pesa sugli indici europei
L’annuncio a sorpresa dello scioglimento dell’Assemblea nazionale da parte del presidente francese Emmanuel Macron a giugno, in conseguenza del risultato inatteso del voto alle elezioni europee, ha portato ad un aumento dell’avversione al rischio sui mercati europei, quello francese in particolare.
Di fronte ad un possibile allentamento della disciplina di bilancio in caso di vittoria delle forze politiche più estreme, sia a destra che a sinistra, i mercati azionari europei hanno risposto con un aumento di cautela, chiudendo il mese con il segno meno. Non hanno quindi beneficiato né del primo taglio dei tassi da parte della Banca centrale europea (Bce), né della continua normalizzazione dell’inflazione e del calo della creazione di posti di lavoro negli Stati Uniti che hanno permesso un allentamento del tasso a 10 anni americano e spinto l’S&P 500 su nuovi massimi.
Pesa il rischio politico
A giugno l’indice DJ Eurostoxx ha perso il 2,72%, sotto il peso di un calo di quasi tutti i settori ad eccezione di quello tecnologico, e più in particolare delle attrezzature per semiconduttori, che continua a beneficiare delle prospettive di crescita legate allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale.
I consumi, sia durevoli che voluttuari, sono stati penalizzati dai messaggi di cautela di alcune grandi aziende come L'Oréal, Levis e persino Nike. Anche il settore industriale ha mostrato un calo netto sotto il peso di numerose aziende francesi, penalizzate dal repentino aumento del rischio politico.
Le elezioni europee e francesi hanno portato incertezza e fino a quando non ci sarà maggiore chiarezza sulla posizione del governo francese circa il contenimento del deficit, è probabile che la volatilità del mercato persista. In questo contesto soffrono soprattutto i titoli più dipendenti dalle vicende domestiche e meno esposti a livello internazionale.
Riflessioni post-voto in Francia
Nonostante la persistente incertezza, possiamo trarre due importanti indicazioni dai risultati elettorali dello scorso fine settimana. Le proposte macroeconomiche più radicali e potenzialmente sconvolgenti per il mercato sono arrivate dalle punte più estreme dello spettro politico, da RN (Rassemblement National) e da LFI (La France Insoumise). Nessuno di questi programmi potrà ora essere attuato integralmente, indipendentemente da chi ricoprirà la carica di primo ministro, poiché gruppi alternativi detengono la maggioranza e possono fermare queste proposte presentando mozioni di sfiducia. Il corollario di tutto ciò è che questi partiti più estremisti non possono nemmeno bloccare la legislazione proveniente da una qualche forma di coalizione centrale, poiché anche insieme non formano una maggioranza.
La Francia non ha una storia di formazione di coalizioni (come avviene, per esempio, in Italia) e questo renderà ancora più difficile l’adozione dei compromessi necessari per formare un governo che funzioni. Ci aspettiamo quindi che questo processo di formazione del governo proceda sulla base del tâtonnement – “tentativi ed errori” – fino al raggiungimento di una soluzione praticabile.
Aziende europee rimangono attraenti
Le aziende francesi con una forte esposizione internazionale, come L’Oreal, LVMH, Publicis o Veolia sono state meno impattate dalle vicende politiche. E in generale le aziende europee rimangono attraenti grazie alla loro esposizione globale, con circa il 60% dei loro ricavi provenienti dai mercati globali e circa il 25% dal mercato statunitense
Maggiore incertezza politica in Francia e negli Stati Uniti – con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali – potrebbe alimentare una certa volatilità. Dopo i messaggi contrastanti provenienti dalle aziende nelle ultime settimane, i risultati semestrali saranno esaminati con attenzione dai mercati per valutare la solidità del miglioramento economico atteso per la seconda parte dell'anno.
La rivalutazione registrata da un piccolo numero di aziende che hanno contribuito in gran parte alla performance del mercato negli ultimi nove mesi costituisce un punto di particolare attenzione e lascia poco spazio alla delusione nelle pubblicazioni future da parte delle società.
Anche a Piazza Affari tutti i settori hanno archiviato giugno in ribasso, con l’indice Ftse Italia All Share NT in calo del 3,53%. Il settore finanziario ha sofferto per i timori di un ritorno del rischio politico in Europa.
Ci sembra più che mai necessario mantenere una buona diversificazione del portafoglio e concentrarsi su società solide e con prospettive di crescita attraverso l'esposizione a temi a lungo termine.
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