Azionario: mercati ancora giù, pesano i timori di recessione
Mercati azionari in forte calo, sotto il peso dei timori per una recessione globale. In aumento l’avversione al rischio, con il dollaro americano che sembra essere il solo rifugio. E mentre la valuta statunitense continua ad apprezzarsi rispetto a tutte le altre, i tassi a 10 anni continuano a salire sia negli Stati Uniti che in Europa. Ma con valutazioni così basse forse non è un brutto momento per cominciare un piano d’accumulo.
Sul piano economico, il livello dell’inflazione in eurozona – ancora superiore alle attese – suggerisce che le banche centrali continueranno ad aumentare i tassi di riferimento e al tempo stesso faranno aumentare i timori di un marcato rallentamento dell'attività economica. Sul piano politico, in Europa due paesi hanno contribuito all’incertezza, data la minore – effettiva o presunta – disciplina finanziaria. Da una parte l’Italia, con la vittoria di una coalizione di destra alle elezioni legislative, e dall’altra il Regno Unito, con l'annuncio di un “mini-Budget” (una “mini-Finanziaria”) da parte del nuovo governo di Liz Truss che ha scatenato la reazione avversa dei mercati e indebolito la sterlina.
A settembre i mercati finanziari hanno vissuto un forte aumento dell'avversione al rischio in uno scenario dove solo il dollaro sembra svolgere il ruolo di bene rifugio. E mentre la valuta statunitense continua ad apprezzarsi rispetto a tutte le altre valute, i tassi a 10 anni continuano a salire sia negli Stati Uniti che in Europa, e i mercati azionari sono in forte calo.
L’indice DJ Eurostoxx dividendi reinvestiti ha lasciato sul terreno il 6,23% nel mese scorso. Solo il settore finanziario è riuscito a tenersi positivo, spinto dall'aumento dei tassi d’interesse e dal miglioramento dei margini. Al contrario, i settori long duration, quali tecnologia, immobiliare, telecomunicazioni, utilities, hanno registrato i cali maggiori.
Piazza Affari barometro e amplificatore d’Europa
Abbiamo spesso definito il mercato italiano un amplificatore di quello europeo. Anche in questo caso, Piazza Affari ha svolto il suo ruolo di amplificatore (di sentiment negativo).
Il Ftse Italia All Share NT ha perso il 4,62% a settembre. Come nel resto d’Europa, solo il settore finanziario è riuscito a chiudere il mese in positivo, grazie all’aumento dei tassi d’interesse. Penalizzati tutti i settori long duration.
In questo contesto, il nostro fondo AXA WF Italy Equity ha chiuso il mese con un calo del 4,90% sulla Classe d’Azioni A EUR1 . Un calo maggiore è stato evitato grazie alla selezione di titoli quali Fineco, Mediobanca, Amplifon, Bper, Nexi, Energy, Reply che pesano più del 20% in portafoglio e che hanno messo a segno progressi anche significativi, come nel caso di Fineco, che ha guadagnato il 17% nel corso del mese.
Data la buona performance dei finanziari, non avere Unicredit in portafoglio ha pesato sulla performance complessiva del fondo.
A settembre abbiamo tratto profitto dai ribassi per rafforzare le nostre posizioni su Enel e Terna e per aprire una nuova posizione su Reply. Si tratta di una società di consulenza in servizi d’informatica, che accompagna le imprese nel percorso verso la digitalizzazione. Malgrado prospettive di crescita sempre intatte, e dopo un ribasso vicino al 45%, la valutazione del titolo ci sembra ritornata interessante.
Scarsa visibilità
Nelle prossime settimane gli investitori dovrebbero puntare la loro attenzione sui primi risultati trimestrali societari per misurare l’impatto dell’inflazione, da inizio anno, sui costi e sulla crescita del business. Se migliori delle attese, le trimestrali potrebbero aiutare i mercati a contenere i ribassi. Ma a pesare sono soprattutto i timori di recessione che non si sa quanto sarà lunga e profonda. Le valutazioni, che oggi sono molto basse, al di sotto delle medie di lungo termine in Europa, sembrano scontare una revisione al ribasso dei risultati societari.
Forse con questi livelli il mercato sconta già un ribasso degli indici.
Probabilmente è troppo presto per tornare in maniera aggressiva sui mercati azionari vista la scarsa visibilità legata ad alcune variabili, come l'evoluzione del conflitto in Ucraina, il clima invernale che condizionerà il fabbisogno di gas dei vari paesi e di conseguenza l’ampiezza del rallentamento economico in Europa, senza dimenticare le possibili scelte politiche nel Regno Unito o in Italia. Le valutazioni scontano forse già questa incertezza generale. Se arrivasse una buona notizia, per esempio se sapessimo che inverno sarà e se le condizioni climatiche ci evitassero di rimanere senza gas, oppure se la guerra in Ucraina si fermasse, i mercati potrebbero tornare positivi. In conclusione, visto il livello di scetticismo sul mercato oggi, basterebbero poche buone notizie per portare un po’ di positività.
Pensare a un piano d’accumulo
Dobbiamo aspettarci che la volatilità resti. C’è ancora incertezza e non si sa quanto durerà. Ma forse non è un brutto momento per cominciare un piano d’accumulo: i prezzi sono attraenti, le valutazioni sono basse. Alcuni trend rimarranno, soprattutto quello della transizione energetica. È certamente troppo presto per essere positivi, ma cominciare oggi un piano d’accumulo su basi settimanali o mensili con prezzi che forse già scontano le brutte notizie potrebbe non essere una cattiva idea.
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