Azionario: pesano i timori sulla stretta monetaria
Rassicurati sulla variante Omicron, i timori degli investitori si sono concentrati sull’inflazione e sulla politica monetaria delle banche centrali. I tassi a lungo sono aumentati e i mercati azionari sono stati trascinati al ribasso sotto il peso dei settori di lunga durata. La paura che l’inflazione possa portare a un aumento dei tassi più forte del previsto e quindi causare una contrazione dei multipli di valutazione dell’azionario sta portando volatilità.
Il 2022 è cominciato con il segno meno, dopo che i mercati azionari europei hanno archiviato il 2021 in rialzo. I tassi a lungo sono invece aumentati notevolmente e il DJ Eurostoxx dividendi reinvestiti ha perso il 3,88% soprattutto sotto il peso dei settori di lunga durata.
I timori sull’inflazione, ulteriormente alimentati dalle tensioni politiche in Ucraina che tengono sotto pressione i prezzi del gas e del petrolio, sono stati al centro dei dibattiti sul ritmo futuro dell'inasprimento della politica monetaria della banca centrale. In generale, questo rialzo dei tassi ha portato gli investitori a rivalutare il rischio e si è riflesso principalmente in una rotazione molto violenta a scapito degli asset di lunga durata.
La Federal Reserve (Fed) ha deciso di inasprire la sua posizione per combattere l'inflazione e ha accelerato il suo tapering, mentre la Banca centrale europea (Bce) ha annunciato la fine, a marzo 2022, del programma di emergenza adottato durante la crisi (PEPP). Ma la sensazione che
la Fed debba fare in fretta per normalizzare sta causando volatilità nel mercato.
AXA WF Framlington Italy: performance con i freni tirati a inizio anno
Dopo essere salito del 5,77% a dicembre, il Ftse Italia All Share NT è sceso del 2,17% a gennaio, spinto al ribasso principalmente dai settori di lunga durata, come quello tecnologico, della sanità e, in misura minore, industriale. Più specificamente, all'interno di ciascuno di essi, i titoli più colpiti sono quelli i cui multipli di valutazione sono più lontani dai livelli medi sul lungo termine.
Anche il segmento delle small cap ha sofferto ampi disimpegni, come l'indice Star, che ha ceduto oltre il 10% nel corso del mese.
Al contrario, sono cresciuti i titoli dell'energia e i finanziari, spinti dall'aumento dei tassi di interesse che meccanicamente dà più valore ai risultati attuali, e da un livello di attività che rimane vivace.
In questo contesto, il nostro fondo è stato fortemente penalizzato a causa della sua sottoesposizione alle scorte petrolifere, quindi al titolo Eni, ma anche dalla componente small e mid cap che rappresenta quasi il 25% del patrimonio.
Il nostro fondo, AXA WF Framlington Italy, ha perso il 4,03% per la Classe d’Azioni A EUR1 .
Nel corso del mese abbiamo ceduto la posizione in Telecom Italia quando ci è sembrato che la possibilità di un'offerta di KKR sulla società stesse diventando più che improbabile. Abbiamo venduto anche Ferrari, e alleggerito Amplifon che in questo contesto di compressione dei multipli sembra particolarmente a rischio. Al contrario, abbiamo avviato una posizione su BPER e rafforzato Stellantis e Mediobanca, titoli meglio posizionati in questo contesto di rotazione. Abbiamo poi approfittato della debolezza di STM per rafforzarci su questa società.
Il ciclo di stretta monetaria fa paura ed è fonte di volatilità
Nelle prossime settimane è probabile che i mercati rimangano volatili, combattuti tra la pubblicazione di risultati societari trainati dalla ripresa dell'economia, timori sull'inflazione e il ciclo di stretta monetaria; ciò potrebbe comportare un ulteriore rialzo dei tassi a lungo e una compressione dei multipli di valutazione più elevati, in particolare per i titoli growth, indipendentemente dalla qualità intrinseca delle società.
Di fronte a un mercato azionario ancora polarizzato tra growth e value, nonostante l'inizio di una correzione sui titoli growth, riteniamo ancora fondamentale mantenere una buona diversificazione all'interno del portafoglio per poter affrontare scenari diversi. Continuiamo quindi ad essere selettivi nella scelta dei titoli e, pur continuando a privilegiare le società che offrono un reale potenziale di crescita del fatturato e/o dei margini, siamo anche alla ricerca di società che abbiano avviato un processo di trasformazione credibile del loro modello economico offrendo la prospettiva di un aumento della redditività e un potenziale di rivalutazione.
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