Il suolo sta morendo: ecco come salvarlo
“Sappiamo più sul movimento dei corpi celesti che sul suolo sotto i piedi”. – disse Leonardo da Vinci. Infatti, si stima che un cucchiaino di suolo (sano) contenga più organismi viventi di quante persone ci sono al mondo.1 Non soltanto. Il suolo fornisce il 95% del nostro cibo e svolge un ruolo primario nella lotta al cambiamento climatico. Nonostante l’importanza di quest’elemento, pochi sanno che sta morendo: l’agricoltura intensiva e la deforestazione hanno privato il suolo del suo contenuto organico e l’hanno trasformato in sabbia. La degradazione di questa fonte vitale sta portando con sé una serie di conseguenze gravi. Ma se agiamo oggi, possiamo salvarlo.
Le conseguenze della degradazione del suolo
1. Crisi alimentare
Se ha meno contenuto organico, il suolo diventa meno produttivo. Al fine di aumentare la produzione, si intensifica l’uso di sostanze chimiche, che ulteriormente degradano il terreno. Si stima che oggi il 52% del suolo agricolo sia già degradato e si prevede che prima della metà del secolo si produrrà il 40% di cibo in meno, per una popolazione che potrebbe aumentare a 9,7 miliardi di persone. Per di più, anche i livelli di nutrienti degli alimenti sono calati significativamente: secondo uno studio sugli alimenti dovremmo mangiare otto arance per avere la stessa quantità di vitamine che i nostri nonni ottenevano con un solo frutto.2
2. Scarsità idrica
La materia organica del suolo può trattenere fino al 90% di acqua in proporzione al suo peso e rilasciarla lentamente.3 I suoli impoveriti perdono questa capacità e la mancanza di ritenzione idrica può causare scarsità d’acqua, siccità e inondazioni.
3. Perdita di biodiversità
Si stima che ad oggi si sia persa circa l’80% della biomassa degli insetti. Senza questi organismi viventi il suolo fa fatica a rigenerarsi, causando ulteriore perdita di biodiversità.
Fonte: Save Soil
4. Cambiamento climatico
Il carbonio immagazzinato nel suolo è tre volte superiore a quello delle piante e due volte superiore a quello nell'atmosfera. Questo significa che il suolo è cruciale per trattenere il carbonio. Se non si rivitalizzassero, i suoli del mondo potrebbero rilasciare 850 miliardi di tonnellate di diossido di carbonio nell'atmosfera, che è più di tutte le emissioni dell'umanità degli ultimi 30 anni messe insieme.4
5. Perdita di sostentamento
Il 74% dei poveri è direttamente colpito dal degrado della terra a livello globale. Si stima che l'estinzione del suolo costi al mondo fino a 10,6 mila miliardi di dollari ogni anno.
6. Conflitto e migrazione
L'aumento della popolazione e la carenza di cibo e acqua potrebbero causare entro il 2050 la migrazione di un miliardo di persone verso altre regioni e Paesi.5
Come creare un terreno sano
Sistemando il suolo, abbiamo la possibilità di affrontare con maggiore successo anche gli altri problemi dell’ecosistema. La soluzione è semplice: riportare il contenuto organico di almeno il 3-6% nel suolo, vale a dire, arricchendolo con fogliame e letame. Ad esempio, in Italia i suoli agricoli hanno in media solo l’1,2% di contenuto organico.6 Questo valore è estremamente vicino alla soglia dell'1% al di sotto della quale la terra è considerata desertificata.
La salute del suolo necessita di politiche di sostegno da parte di ogni nazione, ma finché non c’è consapevolezza dell’importanza della questione, nessuno supporterà tali politiche. Al di là dell’aspetto ambientalista, una cosa è certa: la maggioranza del cibo che consumiamo viene dalla terra. Dobbiamo renderci conto che si tratta di una questione vitale per la sopravvivenza nostra e delle generazioni future. Dovremmo tutti essere meglio informati sulla gravità della situazione e chiedere attivamente ai nostri governi di aggiungere nei loro programmi interventi concreti a favore della salute del suolo. L’azione collettiva può portare frutti, come il Protocollo di Montreal del 1987 che, grazie all’unione di 197 paesi, ha portato all'eliminazione graduale del 99% delle sostanze chimiche responsabili della riduzione dell'ozono.
La rivitalizzazione del suolo può avere effetti incredibili in poco tempo. Ne citiamo alcuni:
- Un aumento di appena lo 0,4% all'anno del contenuto organico nel suolo può ridurre i rischi per gli agricoltori di disastri naturali come inondazioni, siccità e tempeste.7
- La rivitalizzazione del suolo può ridurre le emissioni annuali di gas serra del 25-35%.8
- Il suolo e la vegetazione hanno il potenziale per assorbire e ridurre l'anidride carbonica nell'atmosfera portandola al livello in cui era prima dell'era industriale nel 1850.9
- Il suolo rigenerato può generare 1,4 miliardi di dollari all'anno grazie all'incremento di produzione del raccolto.
Come agire per salvare il suolo
L’iniziativa è partita dall’India, lanciata dallo yogi più conosciuto e seguito al mondo, Sadhguru, da decenni fautore di attività per proteggere l’ambiente e fondatore del movimento Save Soil. L’obiettivo dell’iniziativa è di arrivare a 3,5 miliardi di persone che rappresentano il 60% dell’elettorato mondiale. Sadhguru è convinto che il più grande potere del sistema democratico, il voto, possa cambiare le politiche in diversi paesi per risanare il suolo. Tante persone si sono unite alla causa a livello globale e da diversi settori. Tra queste, l’ambientalista Jane Goodall, il Ceo di SalesForce, Marc Benioff, il saggista e life coach Tony Robbins, l’executive chairman del World Economic Forum, Klaus Schwab, il cantante Will.I.AM., Il Dalai Lama – ma la lista dei sostenitori di Save Soil è lunghissima e contiene anche diverse agenzie dell’Onu (FAO, UNCCD, UNEP, WFP) e altre organizzazioni internazionali (IUCN, Global Citizen Forum, Partnerships for Change).
Sadhguru (a sinistra) a Venezia presso l’Università Ca’ Foscari con il professor Carlo Bagnoli, Direttore Scientifico di VeniSIA (secondo da sinistra), Hélène Molinari, president & founder di SUMus e Federico Blumer (a destra), founder de Il Viaggio di Scoperta. Foto: Save Soil, Venice
Per aumentare la consapevolezza tra le persone, Sadhguru si è impegnato percorrere 30 mila chilometri in motocicletta, attraversando 26 paesi in 100 giorni – dalla Gran Bretagna fino all’India. Ha toccato anche l’Italia con due eventi aperti al pubblico: il 30 marzo presso l’Università Ca’ Foscari, insieme all’assocazione VeniSIA (foto sopra) e il 2 aprile presso l’Auditorium Parco Della Musica a Roma, insieme a Fabio Volo, Elisa e altri cantanti italiani.
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