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Inquinamento da plastica: trovata anche nel sangue umano


L'inquinamento da plastica figura oggi tra le maggiori emergenze ambientali globali. Si prevede che possa peggiorare significativamente nei prossimi anni e decenni. Cresce la richiesta di iniziative di contrasto coordinate a livello internazionale. Anche il mondo degli investimenti si è attivato.

A marzo di quest'anno uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Environment International ha rinvenuto per la prima volta la presenza di microplastiche nel sangue umano. A partire dai dati di questo studio, destinato probabilmente a restare nella storia, è facile attendersi che indagini e ricerche sull'argomento si moltiplicheranno. Ma lo si può considerare fin d'ora la prova di come un po' ovunque nell'ambiente in cui viviamo siano presenti particelle di plastica, alle quali siamo esposti pressoché di continuo. L'inquinamento da plastica, insomma, ha raggiunto livelli emergenziali.

 

A che punto siamo. E dove stiamo andando

I dati sulla crescita negli anni della produzione, del consumo e dei rifiuti di plastica a livello mondiale, e anche dell'impatto che tutto ciò produce in termini di emissioni che alterano il clima (CO2), sono preoccupanti. Così pure le previsioni per i prossimi anni.

Si calcola ad esempio che dagli anni '50 del secolo scorso ad oggi, siano state prodotte globalmente 8,3 miliardi di tonnellate di plastica. Nei vent'anni dal 1995 al 2015 è raddoppiata l'"impronta di carbonio" della plastica, che vale 2 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente, corrispondenti al 4,5% delle emissioni globali di gas serra. Si stima inoltre che finiscano in mare ogni anno dai 19 ai 23 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica.

 

 

In assenza di azioni capaci di invertire la rotta, la situazione sembra destinata ad aggravarsi ulteriormente. Secondo l'Ocse, il consumo di plastica a livello mondiale passerà dalle attuali 460 milioni di tonnellate (dati 2019) a oltre 1,2 miliardi di tonnellate, di fatto quasi triplicando. Con la conseguenza che l'accumulo di rifiuti di plastica presenti in laghi, fiumi e oceani, nello stesso periodo di tempo crescerà da 353 milioni di tonnellate a oltre 1 miliardo di tonnellate, anche in questo caso sostanzialmente triplicando. Crescerà anche in maniera importante, stando alle stime, l'impronta di carbonio attribuibile alla plastica: entro il 2050 arriverà a 6,5 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente.

 

 

Verso un Trattato internazionale

La dimensione del problema è tale che l'inquinamento da plastica è oggi considerato una delle più gravi minacce ambientali che incombono sul futuro dell'umanità. A cui si cerca di rispondere a ogni livello, a partire da quello scientifico.

Un team di ricercatori dell'Università del Texas, ad esempio, ha recentemente pubblicato sulla rivista Nature i risultati di una scoperta riguardante una variante enzimatica che sarebbe capace di mangiare la plastica: qualora venisse sviluppata su scala industriale, la soluzione consentirebbe di eliminare quantità enormi di rifiuti di plastica.

Data la portata globale del fenomeno, tuttavia, un'azione che voglia affrontarlo efficacemente non può che essere coordinata a livello internazionale. Per questo si guarda con speranza a iniziative come quella che mira ad un Trattato internazionale vincolante per porre fine all'inquinamento da plastica. Nell'ultima sessione della United Nations Environment Assembly, considerata il più alto organo decisionale internazionale al mondo in materia di ambiente, è passata una risoluzione che prevede l'istituzione di un gruppo di lavoro dedicato proprio alla messa a punto e alla negoziazione del Trattato.

 

 

Il ruolo degli investitori

Il mondo degli investimenti ha anch'esso avviato iniziative di vario genere di contrasto all'inquinamento da plastica.

I Principi per l'Investimento Responsabile promossi dalle Nazioni Unite hanno portato all’attivazione del Plastics Investor Working Group, che ha elaborato studi e guide, anche in collaborazione con la Ellen MacArthur Foundation (considerata l'ente più autorevole al mondo per gli studi sull'economia circolare), per aiutare gli investitori ad affrontare il problema. Per esempio, attraverso l'engagement, cioè il dialogo e il confronto con le società in cui s’investe. Per iniziativa dell'organizzazione statunitense As You Sow, è stata lanciata la Plastic Solutions Investor Alliance, coalizione di investitori impegnati in iniziative di engagement con le società quotate sui temi dei rifiuti e dell'inquinamento da plastica. Sono state promosse anche iniziative più radicali per mettere all'indice le società maggiormente responsabili della produzione di plastica e le istituzioni finanziarie che le sostengono, al fine di spingerle al cambiamento: è il caso ad esempio della campagna Don't Bank on Plastics, promossa dalla charity britannica ECCR (Ecumenical Council for Corporate Responsibility), che invita i risparmiatori a chiedere alle proprie banche di riconsiderare le proprie politiche di finanziamento all'industria della plastica, in particolare verso i produttori di oggetti di plastica mono-uso.

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