Investment Institute
Sostenibilità

Telelavoro e “Great Resignation” abbatteranno le emissioni di CO2?


L’avvento dello smart working nei Paesi sviluppati aiuterà la “transizione verde” o i suoi effetti sull’inquinamento sono limitati? Sembra ci siano due scuole di pensiero della ricerca scientifca. Ecco cosa dicono gli esperti.

Negli Stati Uniti Anthony Klotz l’ha battezzata “The Great Resignation”, ma tanti altri la chiamano semplicemente “Yolo economy”, acronimo nato dalle iniziali di “You Only Live Once”, “si vive una volta sola”.

È un fenomeno nuovo dalle dimensioni importanti: l’ondata di dimissioni volontarie che si sta verificando in molti Paesi sviluppati, dagli Stati Uniti (dove circa 20 milioni di lavoratori si sono licenziati tra aprile e ottobre del 2021) alla stessa Italia (dove gli addii alle aziende sono aumentati del 10% rispetto ai livelli precedenti alla crisi). Il World Trend Index 2021, sondaggio condotto da Microsoft su oltre 31mila intervistati, ha rivelato che oltre il 40% della forza lavoro globale vuole lasciare il proprio posto attuale e il 46% vuole continuare a lavorare da remoto (per l’Italia le due percentuali scendono rispettivamente al 33% e al 38%).

Per molte persone, insomma, l’esperienza del telelavoro non sembra essere stata così negativa. Anzi. La rivoluzione dello smart working continuerà anche a pandemia finita, e con numeri di tutto rispetto: secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro (ma anche di quelle dei ricercatori dell’Università di Chicago) almeno il 20% dei lavori può essere compiuto da casa, percentuale che sale al 45% in Europa Occidentale. Ma uno dei grandi interrogativi è: l’avvento del telelavoro aiuterà ad abbattere il livello di emissioni, contribuendo alla lotta contro il climate change? La risposta non è semplice, e gli esperti sono divisi.

Smart working ed emissioni inquinanti, gli studi sulla Germania

In Germania, uno studio di Anna Breitkreuz e Lisa Büttner dell’IZT-Institute for Future Studies and Technology Assessment ha provato per conto di Greenpeace a calcolare la riduzione delle emissioni in caso di incremento dello smart working per il 40% dei lavoratori tedeschi. I risultati, ottenuti sulla base dei dati resi disponibili dal ministero federale dei Trasporti, sono impressionanti: sul tavolo c’è l’abbattimento di 2,8 milioni di tonnellate di CO2 in caso di un giorno aggiuntivo di telelavoro, che salgono a 5,4 milioni di tonnellate per due giorni (pari al 18% delle emissioni complessive legate al pendolarismo casa-ufficio).

Fonte: Studio Greenpeace

Questi risultati si accompagnano a quelli di altri due studi, che sempre per la Germania - nell’ipotesi di un telelavoro esteso al 10% della popolazione - calcolavano una riduzione di emissioni compresa fra gli 0,9 milioni e gli 1,6 milioni di tonnellate di CO2.

Quanto alla Gran Bretagna, un report del 2014 di Carbon Trust stimava un risparmio di quasi quattro quintali di CO2 per ogni lavoratore in smart working per due giorni alla settimana.

Altre analisi e l’accento sui consumi domestici

Attenzione però a non fare di tutta l’erba un fascio. Un’altra analisi, redatta dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), sottolinea come l’impatto ambientale del telelavoro dipenda da una miriade di fattori da declinare sulle singole aree geografiche. Gli Stati Uniti, per esempio, sono molto più “energivori”: in media i pendolari percorrono in auto 18 chilometri, contro i 15 dell’Europa e gli 8 della Cina. E le grandi vetture americane consumano circa il 45% di carburante in più rispetto a quelle europee (molto più efficienti sotto il profilo della riduzione delle emissioni). Va poi tenuto conto anche dell’utilizzo in auto dell’aria condizionata, che è in grado di aumentare fino del 20% i consumi di carburante nei Paesi caldi, con picchi del 40% nelle aree urbane più congestionate, dove è normale restare incolonnati in mezzo al traffico sotto un sole cocente.

Il report dell’Agenzia Internazionale per l’Energia sottolinea anche come il telelavoro comporti un aumento dei consumi domestici di elettricità compreso tra il 7% e il 23%, a seconda del clima, della stagione, delle dimensioni e dell’efficienza energetica dell’immobile. Nel complesso però secondo l’AIE i risparmi di energia legati allo smart working sono il quadruplo rispetto all’aumento dei consumi domestici, con il risultato di abbattere i consumi di circa 250mila barili di petrolio al giorno (11,9 milioni di tonnellate di petrolio equivalente l’anno).

È invece molto meno ottimista uno studio della società di consulenza londinese WSP UK, secondo il quale lo smart working britannico è in grado di ridurre le emissioni solo d’estate. Questo perché la necessità di riscaldare centinaia di case di smartworkers anziché un unico edificio pieno di uffici rende poco ecosostenibile la scelta del telelavoro, nonostante l’abbattimento delle emissioni delle auto. I moderni uffici, inoltre, hanno un miglior isolamento termico rispetto alle abitazioni private. D’estate invece la situazione si capovolge, visto che in Gran Bretagna in generale non c’è bisogno di condizionatori.

Ogni Paese insomma fa storia a sé, spiega lo studio di WSP UK: in Norvegia per esempio più del 40% dei veicoli è elettrico, quindi il tragitto casa-ufficio ha un impatto ambientale ben minore di quello percorso con le grandi ed assetate auto statunitensi. Di conseguenza uno smartworker norvegese abbatte le emissioni molto meno di un suo collega americano. Mentre in Italia, nelle aree più afflitte dall’inquinamento atmosferico, il telelavoro non è sufficiente a sconfiggere lo smog.

Uno studio di Alessandro Rovetta ha rivelato come in Lombardia nemmeno il crollo del traffico veicolare del 50-60%, vissuto durante il primo lockdown legato al Covid-19, sia stato in grado di abbattere significativamente i livelli di PM10 e PM2,5, le micidiali polveri sottili.

Ti potrebbe interessare

Sostenibilità

COP29 al via mentre la Spagna fa i conti con l’ultimo disastro climatico

Sostenibilità

Energia: come ridurre le perdite attraverso l’elettricità

Sostenibilità

Cinque tecnologie chiave per combattere il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità

    Disclaimer

    Prima dell’investimento in qualsiasi fondo gestito o promosso da AXA Investment Managers o dalle società ad essa affiliate, si prega di consultare il Prospetto e il Documento contenente le informazioni chiave per gli investitori (KID). Tali documenti, che descrivono anche i diritti degli investitori, possono essere consultati - per i fondi commercializzati in Italia - in qualsiasi momento, gratuitamente, sul sito internet www.axa-im.it e possono essere ottenuti gratuitamente, su richiesta, presso la sede di AXA Investment Managers. Il Prospetto è disponibile in lingua italiana e in lingua inglese. Il KID è disponibile nella lingua ufficiale locale del paese di distribuzione. Maggiori informazioni sulla politica dei reclami di AXA IM sono al seguente link: https://www.axa-im.it/avvertenze-legali/gestione-reclami. La sintesi dei diritti dell'investitore in inglese è disponibile sul sito web di AXA IM https://www.axa-im.com/important-information/summary-investor-rights.

    I contenuti pubblicati nel presente sito internet hanno finalità informativa e non vanno intesi come ricerca in materia di investimenti o analisi su strumenti finanziari ai sensi della Direttiva MiFID II (2014/65/UE), raccomandazione, offerta o sollecitazione all’acquisto, alla sottoscrizione o alla vendita di strumenti finanziari o alla partecipazione a strategie commerciali da parte di AXA Investment Managers o di società ad essa affiliate, né la raccomandazione di una specifica strategia d'investimento o una raccomandazione personalizzata all'acquisto o alla vendita di titoli. L’investimento in qualsiasi fondo gestito o promosso da AXA Investment Managers o dalle società ad essa affiliate è accettato soltanto se proveniente da investitori che siano in possesso dei requisiti richiesti ai sensi del prospetto informativo in vigore e della relativa documentazione di offerta.

    Il presente sito contiene informazioni parziali e le stime, le previsioni e i pareri qui espressi possono essere interpretati soggettivamente. Le informazioni fornite all’interno del presente sito non tengono conto degli obiettivi d’investimento individuali, della situazione finanziaria o di particolari bisogni del singolo utente. Qualsiasi opinione espressa nel presente sito internet non è una dichiarazione di fatto e non costituisce una consulenza di investimento. Le previsioni, le proiezioni o gli obiettivi sono solo indicativi e non sono garantiti in alcun modo. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Il valore degli investimenti e il reddito da essi derivante possono variare, sia in aumento che in diminuzione, e gli investitori potrebbero non recuperare l’importo originariamente investito.

    Ancorché AXA Investment Managers impieghi ogni ragionevole sforzo per far sì che le informazioni contenute nel presente sito internet siano aggiornate ed accurate alla data di pubblicazione, non viene rilasciata alcuna garanzia in ordine all’accuratezza, affidabilità o completezza delle informazioni ivi fornite. AXA Investment Managers declina espressamente ogni responsabilità in ordine ad eventuali perdite derivanti, direttamente od indirettamente, dall’utilizzo, in qualsiasi forma e per qualsiasi finalità, delle informazioni e dei dati presenti sul sito.

    AXA Investment Managers non è responsabile dell’accuratezza dei contenuti di altri siti internet eventualmente collegati a questo sito. L’esistenza di un collegamento ad un altro sito non implica approvazione da parte di AXA Investment Managers delle informazioni ivi fornite. Il contenuto del presente sito, ivi inclusi i dati, le informazioni, i grafici, i documenti, le immagini, i loghi e il nome del dominio, è di proprietà esclusiva di AXA Investment Managers e, salvo diversa specificazione, è coperto da copyright e protetto da ogni altra regolamentazione inerente alla proprietà intellettuale. In nessun caso è consentita la copia, riproduzione o diffusione delle informazioni contenute nel presente sito.  

    AXA Investment Managers può decidere di porre fine alle disposizioni adottate per la commercializzazione dei suoi organismi di investimento collettivo in conformità a quanto previsto dall'articolo 93 bis della direttiva 2009/65/CE.

    AXA Investment Managers si riserva il diritto di aggiornare o rivedere il contenuto del presente sito internet senza preavviso.

    A cura di AXA IM Paris – Sede Secondaria Italiana, Corso di Porta Romana, 68 - 20122 - Milano, sito internet www.axa-im.it.

    © 2024 AXA Investment Managers. Tutti i diritti riservati.