Un terzo del cibo prodotto nel mondo finisce al macero
L'impatto di una produzione alimentare insostenibile ha messo il pianeta in una situazione delicata. Oggi però gli atteggiamenti stanno cambiando, le nuove tecnologie pulite rendono possibile un cambiamento e c’è maggiore consapevolezza.
Cos'è il cibo sostenibile?
Non c'è una definizione ufficiale di cibo sostenibile, ma a grandi linee possiamo convergere sulla definizione di cibo prodotto con l'intenzione di limitare l'impronta di carbonio, l'intensità idrica e lo sfruttamento del suolo; proteggendo al tempo stesso la salute del suolo e la biodiversità, ed evitando la deforestazione.
Che cosa determina la necessità di produrre cibo sostenibile?
La necessità di produrre cibo più sostenibile e di investire in prassi agricole sostenibili dipende da una serie di fattori.
Spesso il primo tra tutti è lo spreco alimentare. Secondo le Nazioni Unite (UN), un terzo di tutto il cibo prodotto su scala mondiale viene sprecato, contribuendo all'8% delle emissioni totali di gas serra. Se lo spreco alimentare fosse una nazione, vincerebbe la medaglia di bronzo per il suo impatto sul riscaldamento globale, superato solo dagli Stati Uniti e dalla Cina.
A livello mondiale, molte risorse naturali sono sfruttate nella produzioni di cibo che finisce al macero. Circa il 77% dei terreni agricoli è dedicato all'allevamento di bestiame e, secondo le Nazioni Unite, l'allevamento contribuisce a più emissioni di gas serra di tutte le automobili, gli autocarri e gli aerei presenti nel mondo. Con il crescere della domanda, iniziamo a pagare il prezzo dell'impatto di diete a più alto contenuto di carne, e cresce l'esigenza di considerare sistemi più sostenibili di allevamento, di produzione e di distribuzione di cibo.
L'urgenza di un cambiamento è evidenziata dal problema della carenza idrica. Si stima che la popolazione del pianeta arriverà a 9,8 miliardi entro il 2050, ma le risorse idriche disponibili, nella migliore delle ipotesi, resteranno invariate. A questi livelli, il 70% dell'acqua dolce presente sulla Terra è utilizzata per l'agricoltura, ma se vogliamo conservare le risorse idriche per le generazioni future, gli attuali livelli di consumo idrico per la produzione di cibo non sono sostenibili.
Il cambiamento è in arrivo… anche se procede lentamente
I trend alimentari hanno iniziato ad evolversi per effetto della maggiore sensibilizzazione di consumatori, governi e imprese all'impatto di una produzione di cibo insostenibile.
Negli ultimi anni abbiamo visto un numero crescente di consumatori abbracciare diete vegane, vegetariane o "flexitariane" con l'obiettivo di ridurre l'assunzione di carne; il 70% della popolazione mondiale ha ridotto il consumo di carne o l'ha del tutto eliminata dalla propria dieta. Inoltre, il mercato dei cibi di origine vegetale sta crescendo a un tasso esponenziale, e si prevede che, entro il 2020, possa arrivare a 2 miliardi di dollari.
Ma non cambiano solo le diete alimentari. I consumatori tendono a stare più attenti a ciò che comprano e alla distanza da cui proviene il cibo che consumano.
Con la costante evoluzione delle abitudini di acquisto dei consumatori, nel 2017 la vendita di prodotti di commercio equo e solidale nel mondo ha raggiunto un volume di 9,2 miliardi di dollari, mentre la diffusione di immagini di oranghi vittime della deforestazione ha spinto i consumatori a contestare l'uso di olio di palma prodotto in modo insostenibile.
Si sta modificando anche l'atteggiamento di consumo rispetto all'estetica dei prodotti freschi. Circa il 26% dei prodotti vegetali che non rispettano gli standard dei supermercati sono inviati al macero prima di arrivare sugli scaffali ma, considerato che i consumatori intervistati in Regno Unito, Stati Uniti, Francia e Germania si sono detti per l'81% disposti ad acquistare frutta e verdura di aspetto imperfetto, è probabile che assisteremo a una maggiore presenza dei cosiddetti "wonky veg" nei nostri negozi sotto casa.
Le nuove tecnologie protagoniste del movimento per la sostenibilità
La crescente sensibilizzazione dei consumatori e l'evoluzione della domanda spingono il settore ad adottare tecnologie nuove e innovative che offrono soluzioni per soddisfare l'esigenza di sistemi agricoli e di produzione alimentare più sostenibili.
Per trovare una soluzione allo spreco alimentare globale sono state sviluppate nuove app che stabiliscono un collegamento diretto tra gli agricoltori, da un lato, e le aziende e i consumatori dall'altro. Queste app consentono agli agricoltori di trattare i prezzi dei prodotti in base alla loro "bruttezza" e contribuiscono ad accorciare la filiera, mettendo direttamente in contatto i consumatori con gli agricoltori, presso i quali possono ritirare direttamente i propri acquisti, con una potenziale riduzione dell'impronta di carbonio dei cibi prodotti.
Lo sviluppo di un sistema di produzione alimentare più sostenibile non dipende però solo dalle app, ma passa dall’individuazione di nuove fonti di proteine.
In questo processo, alcuni esperti hanno iniziato a concentrarsi sulle alghe. Tipicamente viste come le specie vegetali che crescono sul fondo di laghi e stagni, presto le alghe potrebbero diventare una delle principali fonti proteiche per l'uomo. Con una crescita dieci volte più veloce di quella delle piante terrestri, non richiedono irrigazione, hanno un apporto di ferro superiore a quello del manzo e, grazie alla loro versatilità, non sono in competizione con altre colture rispetto all'uso del suolo. Già utilizzate nella produzione di gelati e nelle proteine in polvere, le alghe hanno espresso solo in minima parte le loro potenzialità. Il mercato dei prodotti derivati dalle alghe, grazie agli sviluppi tecnologici e alla sua scalabilità, potrebbe raggiungere un volume di 5,2 miliardi di dollari entro il 2023.
Le alghe non sono gli unici elementi che stanno rivoluzionando il mercato delle proteine, nel quale iniziano a imporsi con una certa forza startup dedite alla produzione di carne creata in vitro, la cosiddetta "clean meat" (carne pulita). Spesso definita anche "carne coltivata", si tratta di un alimento prodotto in laboratorio coltivando in vitro cellule animali. La tecnologia della carne pulita ha fatto enormi passi avanti in poco tempo. Risale al 2013 la comparsa, a Londra, del primo hamburger di clean meat, che aveva un costo di circa 330.000 dollari. I fautori della carne coltivata sottolineano il fatto che utilizza meno acqua e suolo rispetto all'allevamento tradizionale e, considerato l'ambiente in cui è prodotta, è meno esposta agli agenti patogeni.
C'è ancora speranza per il pianeta
Sappiamo bene che la Terra versa in condizioni precarie, ma siamo ancora in tempo per rimediare ai danni compiuti. Consapevoli dell'impegno delle imprese a completare la transizione verso la sostenibilità, e motivati dal crescente interesse dei loro clienti, crediamo sia giunto il momento di investire nella clean economy e in queste idee innovative.
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