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Ambiente e clima, l’ansia e la lotta della Generazione Z


La voce dei giovanissimi è diventata rapidamente protagonista sui temi legati all'ambiente e in particolare alla crisi climatica. I sondaggi rivelano che la generazione Z è la più preoccupata per il futuro. Ed è anche quella che avanza le richieste più radicali ai leader globali, come accaduto alla COP26 di Glasgow.

 

Fino a qualche tempo fa era soprattutto sui millennials, cioè i nati negli ultimi venti anni del secolo scorso, che si concentrava l'attenzione di chi è chiamato a indagare e a fare previsioni sulle tendenze destinate ad affermarsi nella società e sul mercato, anche in quello finanziario. Più recentemente a diventare protagonista è stata invece la generazione successiva, la cosiddetta generazione Z, che indica i nati tra fine secolo scorso e la prima decade di quello nuovo, in pratica riferendosi soprattutto agli adolescenti di oggi.

Massima sensibilità e preoccupazione

La generazione Z si è fatta conoscere soprattutto per le sue posizioni sull'ambiente e la crisi climatica. Posizioni che alle generazioni precedenti possono forse sembrare intransigenti e radicali, ma va considerato che la generazione Z è la prima ad essere cresciuta nell'era dell'emergenza climatica conclamata. Per questo gli adolescenti vedono nel degrado ambientale e nell'impatto della crisi climatica le principali nubi che si addensano sul loro futuro.

Fonte: 2019-2020 EIB Climate Survey

A dimostrarlo sono numerosi studi condotti negli ultimi anni. Il sondaggio commissionato dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) nel 2019-2020 offre al riguardo risultati particolarmente eloquenti. Dal sondaggio è emerso infatti che il 41% dei giovani europei tra i 15-29 anni, con punte del 51% in Spagna, pensa addirittura di doversi trasferire in un altro paese a causa dei cambiamenti climatici. Un dato largamente superiore a quello medio dei cittadini europei (24%), che in generale, fra le modalità con cui attivarsi per rispondere all'emergenza climatica, si dichiarano tra l'altro disposti a investire in fondi “verdi” nel 52% dei casi, contro il 56% degli statunitensi e l'86% dei cinesi.

Altre conferme in questo senso sono venute dal rapporto globale pubblicato di recente da Deloitte su millennials e generazione Z. Il rapporto ha infatti evidenziato come la crisi climatica sia in tutto il mondo la principale preoccupazione degli adolescenti, che allo stesso tempo si dimostrano piuttosto scettici sul fatto che essa potrà essere fronteggiata in modo efficace: più di quattro su dieci ritengono infatti che si sia già arrivati a un punto di non ritorno.

Le istanze di Fridays for Future

L'attivista climatica svedese Greta Thunberg (classe 2003) è uno dei riferimenti globali per la generazione Z. Insieme ad altre attiviste del movimento Fridays for Future che ha contribuito a far nascere con gli "scioperi per il clima" (climate strike) iniziati verso fine 2018, Thunberg nel 2020 ha inviato ai leader globali una lettera aperta con le principali richieste di azione per il contrasto alla crisi climatica.

La lettera, che è stata sottoscritta da più di 300 scienziati e quasi 130mila persone in 50 paesi (fra cui l'attore Leonardo Di Caprio, la scrittrice Naomi Klein, l'economista Kate Raworth), può essere considerata una sintesi delle istanze ambientali e climatiche poste dalla generazione Z ai quattro angoli del pianeta. Vi figurano ad esempio: lo stop agli investimenti nelle fonti fossili; la richiesta di rendere l'ecocidio un crimine perseguibile dal Tribunale Penale Internazionale; politiche climatiche che proteggano i lavoratori e le fasce più vulnerabili della popolazione; la salvaguardia e protezione della democrazia.

Da Youth4Climate a COP26

La pressione esercitata dalla generazione Z sulle questioni ambientali e climatiche ha fatto sì che la loro voce iniziasse ad essere ascoltata anche a livello istituzionale. In vista della COP26 di Glasgow, è stata organizzata a Milano la Youth4Climate, un evento (che potrebbe diventare un appuntamento fisso delle prossime COP) in cui 400 giovani di tutto il mondo tra i 15 e i 29 anni hanno avuto l'occasione di sottoporre le loro questioni su ambiente e clima direttamente ai leader globali che si sarebbero poi ritrovati a Glasgow.

Nell'appuntamento conclusivo dell'evento, alla presenza fra gli altri del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, i giovani hanno stilato il documento "Youth Driving Ambition" con le principali proposte, suddivise per aree, da portare alla COP26. Fra queste figurano: il coinvolgimento attivo dei giovani nei processi decisionali; l'impegno sulla finanza climatica per sostenere la transizione ecologica e la ripresa sostenibile post-pandemica; l'allineamento delle attività del settore privato agli obiettivi di neutralità climatica (net zero); l'impegno per la formazione a ogni livello, da quello scolastico agli operatori dei media, sui temi climatici.

Una caratteristica trasversale emersa nelle iniziative della generazione Z è anche quella di prestare grande attenzione alle risposte che vengono date alle loro richieste, non facendo sconti quando esse rischiano di risultare disattese. Nei giorni della COP26, ad esempio, sempre rappresentanti internazionali del movimento Fridays For Future hanno lanciato una petizione sulla piattaforma Avaaz per richiamare i leader globali sull'urgenza di affrontare in modo appropriato l'emergenza climatica, a cominciare dal mantenimento dell'obiettivo di 1,5° C (l'aumento massimo delle temperature globali rispetto all'era pre-industriale che secondo gli scienziati dovrebbe scongiurare gli effetti più catastrofici della crisi climatica). "Betrayal" (tradimento) recitava significativamente l'incipit della lettera: in pochissimi giorni ha raccolto quasi due milioni di firme.

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