Fuga dalla città, ora la spinta è il costo della vita
Continua la fuga dai grandi centri urbani, facilitata ovunque dal nuovo modo “ibrido” di lavorare, un po’ ufficio e un po’ smart working. Ma se durante e dopo la pandemia a spingere la fuga dalle città, inquinate e care, era soprattutto la voglia di più spazio e più verde, oggi si va alla ricerca di una vita meno cara e più sostenibile.
Un anno di inflazione elevata, con il costo della vita in vertiginoso aumento soprattutto nei grandi centri urbani e bollette energetiche alle stelle, ha lasciato il segno. Il trend di ricerca della casa fuori dalle città, cominciato con la pandemia, sembra continuare, ma oggi a spingere questa “fuga” è soprattutto il costo della vita.
Durante e subito dopo la pandemia si lasciavano le case in città per andare alla ricerca di più spazio, più natura, più tranquillità. Oggi la parola d’ordine sembra essere “convenienza”, un tenore di vita con minori spese.
In Italia il gruppo d’intermediazione immobiliare Tecnocasa ha realizzato uno studio dal quale emerge che a spingere un numero sempre maggiore di compratori in centri più piccoli, o in zone rurali, o comunque più periferiche, oggi è il costo della vita. Si guarda più spesso a zone meno urbanizzate, anche più lontane dal posto di lavoro, dove è tendenzialmente più facile trovare soluzioni a elevata efficienza energetica.
Nel 2023 si è comprato meno nei grandi centri
Secondo i dati raccolti da Tecnocasa, nel primo semestre 2023 soltanto il 66,4% dei residenti nei grandi centri urbani ha comprato casa per rimanervi (il dato più basso dal 2019, anno in cui l’agenzia immobiliare ha avviato questo tipo di rilevazioni). Nello stesso periodo di un anno prima, nel primo semestre 2022, la percentuale era parecchio più alta al 72,1%.
Nel dettaglio, solo il 54% dei residenti di Milano ha comprato casa nella stessa città, percentuale che aumenta un po’ su Roma, dove il 65% dei residenti ha comprato casa. Il resto ha preferito guardare ad altre provincie o cambiare regione.
Fonte: Tecnocasa 2023.
Lo smart working contribuisce al trend
Il vero game-changer è stato lo smart working. La flessibilità nella settimana lavorativa ha permesso a molti di vivere lontano dall’ufficio. La distanza dal posto di lavoro non appare più un problema se la presenza in ufficio non è necessaria tutti i giorni.
Questo ha consentito di ampliare il raggio di ricerca della casa anche ad altre province o regioni, alla ricerca di costi più accettabili. Il caro energia ha spostato l’attenzione sull’importanza dell’efficienza energetica degli immobili, che oggi è un criterio importante nella scelta della casa. Secondo Immobiliare.it, un altro network di agenzie, oggi è più complicato che in passato vendere case poco efficienti dal punto di vista energetico. E anche un’analisi di Wikicasa conclude che il criterio dell’efficienza energetica ha avuto un aumento del 72,5% nella ricerca della casa nel 2023.
Questi dati confermano precedenti rilevazioni di Nomisma, da cui emergeva già durante la pandemia un maggior interesse del 93,7% degli italiani per immobili più grandi, fuori dal Comune principale (preferenza espressa dal 64% del campione) e performanti dal punto di vista del risparmio energetico (70,5% del campione).
Un trend non solo italiano
Questo trend di allontanamento dalle aree urbane, ben visibile anche per gli affitti (sempre più richiesti fuori dalle grandi città dove sono diventati esorbitanti), non è un fenomeno solo italiano. In Gran Bretagna, per esempio, durante la pandemia le compravendite si erano impennate un po’ ovunque per poi stagnare nel 2023 e – stando alle previsioni – nel 2024, a causa principalmente dei tassi elevati (sopra il 5%) e dell’alto costo della vita che sta comprimendo i budget delle famiglie. Anche qui il trend della fuga dalle grandi città come Londra, Manchester o Birmingham è stato fortissimo durante e dopo la pandemia e ha portato a un rialzo sostanziale dei prezzi delle case nelle zone rurali e costiere. Oggi, a spingere la fuga dalle città è ancora la voglia di spazio, ma a questo si è aggiunto il criterio di trovare una casa che sia efficiente dal lato energetico.
Secondo alcuni esperti immobiliari, se prima non si faceva tanto caso ai rating EPC (che misurano l’efficienza energetica di un immobile), oggi non è più cosi. Un anno di prezzi energetici alle stelle ha lasciato il segno e chi cerca casa si preoccupa molto dei prezzi delle bollette e del livello di efficienza energetica dell’immobile.
Anche nel resto d’Europa il lavoro da casa, diventato routine, ha cambiato le regole del gioco. La vicinanza a una stazione della metropolitana a Londra, Madrid o Parigi è passata in secondo piano. Durante la pandemia gli uffici si sono svuotati e le aziende hanno investito in tecnologia per rendere possibile lo smart-working. Anche se oggi gli uffici si stanno lentamente ripopolando, nella maggior parte delle aziende continua a prevalere il modello ibrido. In ufficio si trascorrono in media due/tre giorni alla settimana. Non per tutti, ma per molte persone le decisioni finanziarie importanti vengono prese dando per scontato che non si farà più pendolarismo tutti i giorni e che si avrà maggior tempo libero da trascorrere magari nel proprio giardino o passeggiando nel verde vicino casa.
Due anni di inflazione elevata e un esorbitante aumento del costo della vita hanno fatto il resto: oggi la gente guarda alle zone periferiche soprattutto alla ricerca di un costo della vita più accettabile.
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