Lavori instabili, inflazione, affitti record: così la Gen Z torna a vivere dai genitori
Dagli Stati Uniti all’Italia, è boom di giovani che restano (o tornano) a casa da mamma e papà. Oltreoceano si è arrivati a livelli mai visti dalla Grande Depressione. Nel nostro Paese oltre due terzi degli under 35 vivono con i genitori: in Europa solo Portogallo, Grecia e Croazia fanno peggio. Il motivo? Impieghi precari e un carovita che azzoppa gli stipendi.
Quelli che vedono il bicchiere mezzo pieno lo chiamano “multigenerational living”, “diverse generazioni che vivono assieme”. Siamo ben lontani dalla famiglia contadina tradizionale e patriarcale ottocentesca, nella quale per necessità di sussistenza nonni, genitori e figli convivevano sotto lo stesso tetto. Però il concetto di fondo è lo stesso: mancano soldi e per risparmiare si rinuncia all’indipendenza. Il fenomeno sta letteralmente esplodendo negli Stati Uniti, Paese dove fino a pochi anni fa i figli tendevano a staccarsi dalla famiglia molto presto.
Tutti a casa!
Oggi tutto è cambiato. Secondo una ricerca condotta in giugno da Credit Karma, quasi un terzo dei giovani americani tra i 18 e i 25 anni vive con i genitori o altri parenti. Il trend del “torno a casa da mamma e papà” era iniziato con la pandemia: nel 2020 un sondaggio rivelò che 2,7 milioni di giovani americani si erano ricongiunti con genitori o nonni.
Ma ora la grande novità è che i genZed ci hanno preso gusto. Nonostante l’indebolimento del virus e il boom del mercato del lavoro, secondo lo studio di Credit Karma buona parte dei “tornati a casa” considera il vivere con i genitori una soluzione tutt’altro che provvisoria. Anche perché l’inflazione gonfia i prezzi di affitti e mutui, arrivati a divorare quasi la metà dello stipendio dei giovani americani. Se a questo aggiungiamo che i debiti per le costose università a stelle e strisce sono arrivati a superare una media di 33mila dollari pro capite, con carriere peraltro molto più discontinue di un tempo, il quadro è completo. E il ritorno dai genitori assume il sapore di una scelta definitiva o quasi, in attesa di tempi migliori.
Record dai tempi della Grande Depressione
Pew Research, noto think tank di Washington, segue il fenomeno con preoccupazione. Già in uno studio del 2020 aveva rivelato come nei mesi della pandemia la percentuale di giovani adulti tornati dai genitori fosse balzata a livelli mai visti dalla Grande Depressione di inizio anni Trenta. E se in passato erano soprattutto gli appartenenti a minoranze etniche (giovani di colore, asiatici e ispanici) ad essere costretti a restare in famiglia (per ragioni economiche e culturali), oggi oltre due terzi dei “tornati a casa” sono bianchi. Nel luglio 2020 il “multigenerational living” americano aveva sfondato il muro del 50%, con ispanici (58%) e giovani di colore (55%) tallonati da asiatici (51%) e bianchi (49%).
Una nuova indagine di Pew Research ha poi rincarato la dose, rivelando che il numero di componenti delle “famiglie multigenerazionali” è quadruplicato negli ultimi cinquant’anni, sfiorando il record di 60 milioni di persone. Quasi un terzo dei giovani adulti tra i 25 e i 29 anni vive con i parenti, più maschi (37%) che femmine (26%). Le ragioni indicate dalle fasce di reddito mediobasso sono soprattutto economiche: tornare dai genitori elimina le pesanti spese dell’affitto o del mutuo.
In Italia due giovani su tre con i genitori
Se poi sorvoliamo l’Atlantico e atterriamo in Italia la musica non cambia. A confermarlo è il Rapporto annuale Istat 2022, diffuso poche settimane fa. Il nostro Paese è da tempo “tra quelli europei dove il rinvio delle tappe di transizione allo stato adulto è più accentuato - si legge nello studio dell’Istituto di statistica tricolore - e, conseguentemente, è più alta la quota di giovani di 18-34 anni che vivono con i genitori”. Dopo una lenta e debole diminuzione nel primo decennio del secolo, durante la Grande Recessione la permanenza dei giovani in famiglia in Italia ha ripreso a crescere, con una forte accelerazione sia nel 2019 che nel 2021.
Fonte: Rapporto annuale Istat 2022
Qualche numero. Nel 2021 in Italia poco più di 7 milioni di giovani di 18-34 anni vivevano con i genitori, il 67,6% del totale: un valore superiore di 7,2 punti percentuali rispetto a inizio millennio e di 9 punti se consideriamo il minimo registrato nel 2010, prima degli effetti della Grande Recessione. Siamo ben al di sopra della media europea, attestata a un giovane su due.
Quartultimi in Europa per indipendenza
In questa particolare “classifica della dipendenza” l’Italia è superata solo da Portogallo, Grecia e Croazia, mentre la Spagna ha livelli di poco inferiori ai nostri. All’esatto opposto troviamo Paesi del Nordeuropa come Danimarca, Finlandia e Svezia, dove meno di un giovane su quattro vive con i genitori. Anche in Germania e Francia i ragazzi si staccano dalla famiglia molto prima: la quota di chi resta con mamma e papà è rispettivamente del 29,9% e del 42,7%. L’Italia per giunta viaggia controtendenza, perché nell’ultimo decennio la quota di giovani europei che restano con i genitori è diminuita quasi ovunque. Tranne che nell’area del Mediterraneo dove, partendo da valori già elevati, è ulteriormente cresciuta.
Inflazione, mutui e affitti
Ma attenzione: non si tratta di mero “mammismo”. Secondo l’Istat negli ultimi vent’anni il restare a casa viene attribuito dai giovani italiani più a necessità che a una vera e propria scelta. A pesare, spiega l’Istituto di statistica, è la difficoltà nel trovare un lavoro stabile ma anche l’incapacità di sostenere le spese di un affitto o dell’acquisto di una casa (una voce passata dal 29% di fine anni Novanta al 41% del 2016). Mutuo o canone costano troppo. Meglio quindi rinunciare alla propria indipendenza e tornare dai genitori. Esattamente come negli Stati Uniti.
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