Stati Uniti col turbo, ma resta incertezza per il 2024
La Fed si aspetta una crescita “molto forte” dell’economia statunitense nel terzo trimestre. In Europa invece la crescita langue, l’inflazione è in calo (ma resta il rischio di nuove fiammate) e la Bce ha messo in pausa i rialzi. Dopo un decennio di tassi a zero, il mercato obbligazionario sta riprezzando uno scenario di tassi elevati.
Rispetto ad alcuni trimestri fa, la view è cambiata. Oggi la Federal Reserve (Fed) si attende una crescita “molto forte” per il terzo trimestre negli Stati Uniti. Nemmeno l’ombra di una depressione dell’economia come effetto della serie di rialzi dei tassi da parte della banca centrale, per ora. Anzi, abbiamo addirittura un’economia statunitense in crescita. Forse la recessione arriverà nel 2024, o forse (è pur lecito chiederselo) la recessione c’è già stata (vedi grafico evidenziato in rosso), nella prima parte del 2022?
Fonte: AXA IM, Bloomberg.
Recessione forse nel 2024
A dispetto delle previsioni di 12 mesi fa, il 2023 è stato un anno spettacolare per l’economia americana. Ma cosa dobbiamo aspettarci per il 2024?
“La Fed vede un quarto trimestre più debole. E come la Fed anche gli economisti di AXA IM prevedono un rallentamento congiunturale nel primo trimestre del 2024”, commenta Alessandro Tentori, Chief Investment Officer di AXA Investment Managers Southern Europe. Un aggiornamento sull’indicatore della Fed di New York circa le probabilità di una recessione per i prossimi 12 mesi, continua Tentori, la dà intorno al 56%.
Tuttavia, ragiona Tentori, “le stime degli analisti si basano spesso sulla ripidità della curva” e questo è un argomento circolare: “aumenta la probabilità di una recessione”. Insomma, gli investitori vanno a comprare Treasuries a scadenza come mossa difensiva, temendo una recessione. Di conseguenza, la curva si appiattisce o s’inverte e con la curva invertita il modello aumenta la probabilità di recessione. Quindi gli investitori comprano ancora Treasuries.
Fonte: AXA IM, Federal Reserve Bank di New York.
Tempesta sui bond, un campanello d’allarme per gli investitori?
I mercati obbligazionari nel complesso stanno calando e questo calo è in atto ormai da qualche tempo. Si è parlato infatti di “tempesta sui bond”. Dopo i rialzi aggressivi dei tassi d’interesse gli Stati si trovano a pagare interessi molto più elevati sui loro debiti e i prezzi dei titoli di Stato crollano. Inoltre, il ciclo d’inasprimento della politica monetaria delle banche centrali potrebbe non essere ancora concluso.
Tuttavia, “bisogna fare attenzione quando si parla di tempesta sui mercati obbligazionari a non confondere la tempesta che si è scatenata sulle obbligazioni governative a lunga scadenza con invece un anno di performance soddisfacenti del credito high yield, del credito corporate”, avverte Tentori.
Non bisogna confondere la duration con il fixed income più in generale. Il grafico mostra la performance delle varie classi di bond da inizio anno: il credito, l’high yield globale e i global convertibles hanno registrato una buona performance.
Fonte: AXA IM, Bloomberg, ottobre 2023.
Condizioni del credito
“Il mercato obbligazionario è in una fase di transizione e sta riprezzando il nuovo scenario dei tassi”, spiega Tentori.
Nel 2022 i mercati esprimevano timori sulle società che hanno dovuto affrontare l'effetto dell'inflazione e dell'indebolimento dell'attività economica. Preoccupava lo stato di salute delle obbligazioni societarie. Ma, in generale, le società hanno adottato un approccio opportunistico e hanno costituito ingenti riserve di liquidità nei loro bilanci. Di conseguenza, nonostante la stretta monetaria, non dovranno richiedere ulteriori finanziamenti nel prossimo futuro.
“L’indicatore sull’erogazione del credito negli Stati Uniti pubblicato di recente mostra che dopo un peggioramento delle condizioni del credito nell’immediato post - Covid c’è stato, nel trimestre in corso, un leggero miglioramento, anche se da parte degli istituti di credito la borsa è ancora abbastanza stretta”, sottolinea l’economista. La linea blu mostra la variazione del Pil americano su base annua.
Fonte: AXA IM, Bloomberg, ottobre 2023.
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