Presidenziali americane: quale impatto sull’Eurozona?
Prima dell’estate, quando Kamala Harris era appena stata nominata dopo il ritiro di Joe Biden dalla corsa, l’ex presidente Donald Trump superava Harris nei sondaggi con una modesta quantità di consensi, anche se meno rispetto a quando era in corsa con Biden.
Da allora, Harris ha visto un miglioramento dei consensi, passando da un deficit di 1,7 punti, a guidare la gara con Trump per 1,1 punti.1
Ora è la favorita dai mercati. Il miglioramento nei sondaggi per i Democratici si è allargato a Stati marginali, con Harris in testa nella maggior parte di questi e gomito-a-gomito con il rivale repubblicano in cinque altri Stati – con la sola eccezione della Florida che rimane pro-Trump.
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I giochi sono ancora aperti
La performance televisiva della Harris a settembre – nel dibattito con il suo rivale – è stata convincente e potrebbe rappresentare un spinta dopo il periodo iniziale di luna di miele post-Convention Democratica.
Un singolo dibattito televisivo non basta per vincere le elezioni presidenziali, ma può portare da una parte o dall’altra gli elettori indecisi. Per la Harris è stata l’occasione per farsi conoscere dal grande pubblico e apparire credibile.
Eppure, i giochi sono ancora aperti. Il grafico qui sotto suggerisce che queste elezioni sono lontane dall’essere decise. Otto anni fa, per esempio, Hillary Clinton era in vantaggio su Trump a questo punto della campagna, ma alla fine ha perso.
Fonte: Bloomberg, RealClearPolling e AXA IM Research, Settembre 2024.
Se vincesse Trump?
Tuttavia, una vittoria di Donald Trump avrebbe secondo noi il maggiore impatto sul resto del mondo. Innanzitutto, la politica tariffaria sotto Trump sarebbe uno shock globale. Per la Cina la tariffa proposta del 60% avrebbe un impatto significativo sulla crescita. I mercati emergenti dell’Asia vedrebbero effetti contrastanti poiché la domanda per le sue esportazioni potrebbe compensare.
L’Eurozona dovrebbe essere meno colpita direttamente, in quanto si troverebbe ad affrontare una tariffa plausibilmente inferiore del 10%. Tuttavia, le tensioni commerciali potrebbero aumentare ulteriormente di fronte a qualsiasi ritorsione dell’Unione Europea (UE) o agli sforzi separati dell’UE per affrontare le emissioni di carbonio attraverso il suo Carbon Border Adjustment Mechanism.
Il candidato repubblicano ha anche indicato di voler ridurre le misure di sicurezza statunitensi, sia per la NATO che per l'Asia-Pacifico. Ciò avrebbe un impatto sulla spesa per la difesa, in particolare per le tese finanze europee. Inoltre, le politiche di Trump sembrano avere maggiori probabilità di avere un impatto sulla crescita, sui tassi e sul dollaro degli Stati Uniti, con ricadute globali.
Dazi commerciali: un impatto diretto marginale sull’Eurozona
Secondo noi, il potenziale impatto delle elezioni statunitensi sull’Eurozona è decisamente binario: è improbabile che una vittoria di Kamala Harris abbia effetti significativi, l’esatto contrario di una vittoria di Donald Trump.
Trump intende ridurre il deficit commerciale USA e l’Eurozona è un fattore chiave in tal senso. Il blocco ha esportato beni per 450 miliardi di euro nel 2023, in linea con un surplus verso gli Stati Uniti di 133 miliardi di euro (lo 0,9% del PIL dell’Eurozona). Nel 2018 Trump ha introdotto dazi sull’acciaio e l’alluminio, a cui l’UE ha risposto a sua volta con dazi ritorsivi su bourbon, motocicli e altro ancora. L’impatto sugli scambi è stato modesto (-0,1% sulla media a 12 mesi delle esportazioni dell’Eurozona dopo marzo 2018).
Fonte: Eurostat e AXA IM Research, Settembre 2024.
Per un eventuale secondo mandato, Trump ha prospettato dazi generalizzati del 10% sul resto del mondo, inclusa l’Eurozona. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale del commercio, la media ponderata dei dazi USA sulle esportazioni dell’UE è nell’ordine del 3%, il che si traduce in un ulteriore aumento dei prezzi delle esportazioni del 6,8%. Ipotizzando un’elasticità storica di circa -1, ne risulterebbe, secondo le nostre stime, una riduzione delle esportazioni totali di beni dell’Eurozona di 30 miliardi di euro (lo 0,2% del PIL), con un impatto diretto piuttosto limitato.
Tale impatto dovrebbe essere ulteriormente contenuto da un deprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro in risposta ai dazi interni e ad altri adeguamenti delle politiche che limitano il margine di intervento della Federal Reserve. Con tutta probabilità ciò ridurrebbe il prezzo delle esportazioni dell’Eurozona, che potrebbe anche beneficiare di una maggiore competitività del blocco nei paesi non statunitensi, in caso di loro ritorsioni nei confronti degli Stati Uniti (ma non dell’Eurozona) sulla scia dell’aumento dei dazi. Dall’inizio del 2023, gli scambi netti hanno già contribuito di 0,2 punti percentuali (ppt) a trimestre alla crescita dell’Eurozona (0,0 ppt nel 2014-2019), con una quota delle esportazioni USA in aumento dell’8% – i dazi rappresentano un rischio diretto.
Potenziale impatto sugli investimenti interni ed esteri
Rileviamo un rischio indiretto più significativo nel caso in cui la politica commerciale del secondo mandato di Trump provocasse una guerra commerciale tra i tre principali blocchi economici. Trump è stato ancora più aggressivo nei confronti della Cina, minacciando dazi del 60%. A rischio di semplificare eccessivamente la situazione, gli esportatori cinesi potrebbero cercare di trovare un mercato sostitutivo con consumatori simili a quelli degli Stati Uniti: l’obiettivo naturale sarebbe l’Europa. Un certo numero di settori europei, già ora in una fase di instabilità, si troverebbe alle prese con l’incremento della concorrenza dei produttori cinesi, aumentando le aspettative di un intervento dell’UE con dazi propri. Tuttavia i negoziati in corso per i dazi sui veicoli elettrici cinesi hanno messo in luce tutte le problematiche di questa via. Arrivare a una maggioranza è complesso nell’UE, poiché ogni paese ha interessi diversi. Inoltre, la stabilità politica dell’Eurozona si è notevolmente indebolita dopo il primo mandato di Trump e le cruciali elezioni all’orizzonte in Germania (2025), Italia (2026) e Francia (al più tardi nel 2027).
Per l’Eurozona le politiche protezionistiche globali, insieme alla relativa incertezza economica, potrebbero quindi avere un impatto sugli investimenti interni ed esteri. Tale impatto è difficile da stimare, ma sarebbe cruciale per la crescita sia a breve che a medio termine.
Tensioni sulla sicurezza in Europa
Un’altra grande incertezza per l’UE sotto la presidenza Trump sarebbe il sostegno USA all’Ucraina e le implicazioni per la NATO. Trump ha assicurato il raggiungimento di un accordo di pace in Ucraina in un solo giorno. Il timore è che si tratti di un’implicita minaccia di ritiro del sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina.
L’UE non sarebbe in grado di sostituire l’entità del sostegno attualmente fornito dagli Stati Uniti – soprattutto sul fronte dei materiali – e questo metterebbe ulteriormente alla prova i rapporti con l'Unione. Inoltre tale ritiro susciterebbe timori circa l’impegno degli Stati Uniti nei confronti della NATO e la sicurezza europea in generale.
Negli ultimi anni, i paesi europei hanno aumentato le spese per la difesa, anche se in diversi casi non sono all’altezza degli impegni assunti con la NATO. È probabile che una presidenza Trump indurrebbe almeno a rispettare questo impegno. Tuttavia, la prospettiva di un eventuale ritiro degli Stati Uniti potrebbe portare i paesi dell’UE ad aumentare le spese per la difesa in maniera più sostanziale, mettendo ancor più a rischio lo stato già vulnerabile delle finanze pubbliche dell’UE.
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